AntiDoping, corridori controllati anche se ritirati: l’incongruenza di una stagione che finisce ad anno in corso

La stagione è finita, ma ovviamente non si interrompono i controlli a sorpresi nel quadro del passaporto biologico. Niente di strano né anomale, anzi, tutto sommato anche rassicurante (seppur scocciante per i corridori), se non fosse che i controlli in questi giorni hanno interessato anche alcuni corridori che hanno ufficialmente annunciato il proprio ritiro. La settimana scorsa era toccato a Bram Tankink, mentre a rivelare di aver subito un controllo dopo essersi ritirati sono Gregory Rast e Maarten Tjallingii, che a loro volta hanno da tempo annunciato che la loro carriera è finita (il corridore neerlandese non corre ormai da due anni). A far discutere è il fatto che spesso si parla della mancanza di mezzi finanziari da parte delle agenzie antidoping, nazionali e internazionali, che avrebbero dunque in questi casi presumibilmente potuto risparmiare qualcosa.

Da sottolineare tuttavia, che tecnicamente i corridori risultano ancora in attività visto che il loro contratto scadrà a fine anno (anche se tecnicamente la stagione ciclistica è finita e, a partire dal Tour of Hainan, è iniziato il Calendario 2019). Una incongruenza burocratica che non è stata mai realmente risolta da parte delle istituzioni e che ogni inverno viene sottolineata, come ad esempio in occasione dei primi ritiri stagionali delle squadre, in cui i corridori che cambiano formazione devono ancora indossare le maglie della formazione precedente. Malgrado si allenino con la squadra con cui correranno nella stagione successiva, sono infatti tecnicamente ancora sotto contratto con il precedente datore di lavoro, che dunque concretamente li paga, dovendone indossare i colori, soprattutto per ragioni di sponsor.

Problematica simile dunque nel caso dei controlli antidoping, visto che corridori ritirati risultano così ancora inseriti nel database dell’Agenzia Mondiale Antidoping e all’interno del sistema Adams. Teoricamente dovrebbero dunque ancora fornire i loro spostamenti e dare disponibilità ai controlli, anche se ovviamente, possono saltarli o, come fatto da Tjallingii, mandare via i controllori senza temere concretamente sanzioni. All’ex corridore della Rabobank fu quindi mandata una lettera da firmare, per confermare la volontà di essere escluso dal sistema. Da allora non ha più subito controlli, rinunciando anche così alla possibilità di un ritorno, visto che poi dovrebbe aspettare sei mesi di nuovi controlli prima di poter riprendere le corse.

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