Vuelta a España 2020, il direttore Javier Guillén ammette: “Mi preoccupa l’evoluzione della pandemia, ma non c’è nemmeno un dato oggettivo che faccia pensare che la corsa non si disputi”

La situazione Covid-19 in Spagna mantiene in allerta gli organizzatori della Vuelta a España 2020. Il terzo Grande Giro della stagione, che quest’anno si disputerà dal 20 ottobre (quindi in contemporanea con l’ultima settimana del Giro d’Italia) all’8 novembre, dovrà inevitabilmente fare i conti con la pandemia di coronavirus, che negli ultimi giorni nel paese iberico ha fatto registrare un numero di contagiati giornaliero superiore alle 10000 persone. Un problema che ovviamente inquieta il direttore della Vuelta Javier Guillén che, intervistato da Teledeporte, al momento si mostra tuttavia abbastanza tranquillo, nonostante ammetta che l’evoluzione della pandemia sia preoccupante.

Non c’è nemmeno un dato oggettivo che faccia pensare che la Vuelta non si disputi – ha dichiarato Guillén – Mi preoccupa l’evoluzione della pandemia e ci stiamo incontrando con tutte le Comunità Autonome per spiegare il nostro protocollo. Sto lavorando come non mai a questa Vuelta, con grande voglia ed entusiasmo. Qualunque cosa accada ce lo dirà la pandemia. Di più, non sappiamo”.

Per quanto riguarda le misure di sicurezza, la gara spagnola adotterà in pratica gli stessi provvedimenti già visti al Tour de France, ovvero la creazione di una “bolla” nella quale potranno entrare solo un numero limitato di persone, la presenza di test sia prima che durante la corsa (nei due giorni di riposo) e l’espulsione di una squadra se presenta due corridori positivi (alla Grande Boucle, invece, contavano anche i membri dello staff).

“Bisogna mantenere questi controlli. Non c’è altra scelta ed è necessario per far andare avanti le gare. Alla Vuelta faremo test ‘in situ’, tutto accadrà all’interno della bolla. Bisogna continuare con lo stesso piano o anche di più”, ha affermato Guillén che, sempre riferendosi al Tour, conclude con un appunto sulla presenza dei tifosi: “Preferirei meno pubblico nelle gare“.

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