Pagellone 2025, A-L: Abrahamsen, Alaphilippe, Almeida, Aranburu, Arensman, Aular, Ayuso

La stagione 2025 è finita ormai da qualche settimana, quella 2026 è ormai dietro l’angolo, ma c’è ancora un po’ di tempo per soffermarsi su quello che si è visto, sulle strade di tutto il mondo, nei 10 mesi di attività del calendario internazionale. È quindi arrivato il momento del nostro “Pagellone”, ovvero la rubrica con cui analizziamo il percorso agonistico dei corridori più rilevanti del panorama professionistico, ricordando tutto quel che di buono è stato fatto nell’arco dell’anno e anche quelli che possono essere stati i passaggi a vuoto, dovuti ovviamente ai più disparati motivi. Sintetizzare in un numero il cammino di un corridore non è esercizio facile e per questo i giudizi espressi vanno considerati nella loro interezza, quindi con le necessarie precisazioni, dovute magari alle aspettative che hanno gravato proprio su quell’atleta o su eventuali infortuni occorsi durante i mesi della stagione 2025.

LETTERA A

Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility), 7,5: Stagione della consacrazione per il corridore norvegese, che se lo scorso anno era stato una rivelazione, in questo 2025 è stato una bella conferma, anche se le cose migliori le ha fatte vedere nella seconda metà dell’annata. Dopo aver faticato nelle classiche di primavera, infatti, il 30enne fa il colpaccio imponendosi nell’11a tappa del Tour de France al termine di una fuga da lontano e a un mese di distanza da una frattura alla clavicola. In seguito, per lui arrivano altre due vittorie (Circuit Franco-Belge e Muur Classic Geraardsbergen) e un paio di altri piazzamenti, spesso con attacchi dalla distanza che ne provano le qualità da lottatore.

Pascal Ackermann (Israel-Premier Tech), 5: Così come nel 2024 e, in parte, nel 2023, il velocista tedesco è sembrato lontano parente di quello capace in passato di vincere tappe al Giro d’Italia e alla Vuelta a España. Diversamente dallo scorso anno è arrivata quantomeno una vittoria, ottenuta alla Classique Dunkerque, ma gli unici altri risultati rilevanti sono state due top-10 al Tour de France, confermando una parabola discendente che chissà se il trasferimento nella nuova squadra potrà fermare e, magari, invertire.

Roger Adrià (Red Bull-Bora-hansgrohe), 5,5: Passo indietro dello spagnolo rispetto alla scorsa stagione, che lo aveva visto protagonista di bei risultati in corse anche piuttosto impegnative e di alto livello che ne avevano avvalorato i progressi. Quest’anno, invece, il 27enne ha faticato a mettersi in evidenza sia negli appuntamenti importanti, che in quelli minori, portando a casa solo un successo, nella prima tappa della Vuelta a Burgos, e qualche altro piazzamento, tra cui un 10° posto alla Strade Bianche. Troppo poco per la sufficienza.

Edoardo Affini (Visma | Lease a Bike), 6: Il solito, enorme, lavoro in sostegno dei capitani lo ha visto impegnato sia al Giro d’Italia, chiuso con il successo del compagno di squadra Simon Yates, sia al Tour de France, dove Jonas Vingegaard è salito sul secondo gradino del podio. In termini personali, il campione europeo a cronometro in carica non è riuscito a lasciare un segno vittorioso nelle occasioni a disposizione, offrendo comunque prestazioni più che valide (quarto e quinto nelle crono del Giro, terzo in quella a lui adatta del Tour). Nella parte conclusiva della stagione si è poi visto poco in gara.

Julian Alaphilippe (Tudor Pro Cycling Team), 6,5: Cambio “storico” di maglia e primi mesi abbastanza difficili, con qualche tentativo di attacco cui però non ha fatto seguito granché. Con l’incedere delle settimane le cose sono migliorate, con un Tour de France corso con un buon piglio, anche se portato a termine senza la sperata vittoria di tappa. Nel conto ci sono poi il terzo posto finale al Tour of Britain, il medesimo gradino del podio occupato alla Tre Valli Varesine e, soprattutto, la vittoria al Gp Québec, gara di livello WorldTour conquistata con una delle sue azioni da “bei tempi”. Da lui ci si aspetta sempre qualcosa in più, ma considerando gli anni che passano, è difficile pensarlo competitivo per tutto l’anno.

Vincenzo Albanese (EF Education-EasyPost), 6: La vittoria di tappa al Giro di Svizzera, ad oggi la più prestigiosa di una carriera ancora in crescita, anche se quest’anno non è andato esattamente come sperato. Dopo una prima stagione di grande costanza nel WorldTour a seguito dell’approdo alla Arkéa-B&B Hotels di cui era diventato uno dei pezzi pregiati tanto da dover partire per aiutare il team nella sua ricerca di liquidità, il completo corridore italiano quest’anno ha fatto più fatica, pur confermando qualità importanti con anche la top 10 alla Omloop Het Nieuwsblad a ribadire il suo talento. Nel complesso il bilancio finale è meno ricco, ma il suo primo successo in massima divisione resta un passo importante.

Giovanni Aleotti (Red Bull-Bora-hansgrohe), 6: Con la crescita costante della squadra, specialmente nel suo reparto, il 26enne emiliano fatica a trovare spazio in prima persona, tanto che questa stagione, in termini di punti e risultati, è stata la più scarna dal suo ingresso nei professionisti. Dopo la vittoria al Giro di Slovenia della passata stagione, stavolta di occasioni non ce ne sono state, ma gli sono stati chiesti sempre più lavori di gregariato, lavorando anche prima del solito, perdendo così anche visibilità. Un lavoro che svolge sempre con grande dedizione e puntualità.

João Almeida (UAE Team Emirates XRG), 9: Che fosse un corridore fortissimo ormai era più che evidente a tutti, ma il suo cammino nell’arco della stagione 2025 è stato davvero eccezionale. Di negativo c’è stata solo la sfortunata uscita di scena dal Tour de France, mentre i momenti da ricordare sono stati parecchi. Il portoghese è stato capace di mettere in fila le vittorie assolute in corse importanti e combattute come il Giro dei Paesi Baschi, il Giro di Romandia e il Giro di Svizzera. Sempre nell’ambito delle brevi corse a tappe, ha chiuso secondo la Volta Valenciana e la Volta ao Algarve, piazzandosi poi sesto alla Parigi-Nizza, dove però seppe conquistare una brillantissima vittoria di giornata. Poi, il piatto ancora più forte, quella Vuelta a España chiusa sul secondo gradino del podio dopo una valorosa battaglia sportiva con Jonas Vingegaard. A questo punto, il prossimo passo sembra poter essere proprio il successo in un Grande Giro, anche se, nel suo caso, tanti tasselli (fra cui la presenza al via o meno di Tadej Pogačar) dovranno incastrarsi perfettamente.

Tobias Lund Andresen (Team Picnic PostNL), 6,5: Il 23enne danese è ormai uno dei corridori di riferimento della squadra neerlandese. Lui ha provato a gestire le varie responsabilità assegnatogli facendo conto sulla sua regolarità e sul suo spunto finale: i risultati sono stati tutto sommato buoni, se si pensa che è stato uno dei pochi corridori in organico ad andare oltre quota 1000 punti UCI stagionali. Il conto delle vittorie si ferma alla Surf Coast Classic di gennaio, ma l’elenco dei piazzamenti è lunghissimo: spiccano il quinto posto alla Copenhagen Sprint, il terzo nella tappa di Valence del Tour de France e il secondo nella volata che ha deciso la Coppa Bernocchi.

Stanisław Aniołkowski (Cofidis), 6: In un’annata molto grigia per la sua squadra, il velocista polacco è stato uno dei corridori che meglio si è calato nella missione “raccolta punti”, anche se con risultati non eccezionali. Per lui è stata la miglior stagione in termini individuali: non è arrivata la vittoria, ma la serie di piazzamenti è lunga e significativa, fra gare di un giorno e brevi corse a tappe. Non ha brillato, però, alla Vuelta a España, dove probabilmente ha pagato anche una certa confusione in termini di strategie di squadra.

Alex Aranburu (Cofidis), 6,5: La missione di cui sopra per lui era ancora più rilevante, dato che la squadra francese lo ha messo sotto contratto proprio per sfruttarne al massimo le sue caratteristiche di “raccoglitore”, adatto sia a finali veloci che a percorsi mossi. Tutto sommato il suo l’ha fatto, portando a casa anche una delle poche vittorie di squadra dell’anno, imponendosi su un traguardo di giornata del Giro dei Paesi Baschi. I piazzamenti sono stati numerosi, mentre non è riuscito a spiccare al Tour de France, contesto nel quale avrebbe potuto aumentare di molto il suo raccolto e, di conseguenza, anche il totale di squadra.

Thymen Arensman (Ineos Grenadiers), 7: Dopo tre Top10 nei grandi giri negli ultimi tre portati a termine, dal promettente neerlandese ci si aspettava che potesse continuare su quella strada. Malgrado non ci sia riuscito, il 2025 resta una stagione decisamente positiva per lui grazie soprattutto alle due vittorie di tappa al Tour de France, resistendo entrambe le volte alle rimonte dei grandi sfidanti, dimostrando così ancora una volta le sue enormi qualità in salita.  In precedente era arrivata anche una vittoria di tappa al Tour of the Alps, chiuso in seconda posizione, e il podio finale alla Parigi-Nizza, a conferma di poter essere comunque anche un uomo di classifica con le giuste condizioni.

Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale), 6,5: Grinta e determinazione sono ormai il marchio di fabbrica di un corridore che unisce ottime capacità a cronometro e grande resistenza in salita, cercandosi un suo spazio appena ne ha l’opportunità (come dimostrano i numerosi chilometri in fuga nel corso della stagione), ma senza tirarsi indietro ogni volta che la squadra e i suoi capitani hanno bisogno di lui. Gli manca il successo di peso, ma ci gira attorno da qualche stagione e continuando su questa strada non mancherà di arrivare.

Igor Arrieta (UAE Team Emirates XRG), 6: Trovare spazio in una squadra farcita di grandi nomi non è per nulla facile. Lo spagnolo ci ha provato e tutto sommato ci è riuscito, anche se la sua unica vittoria stagionale è quella della Prueba Villafranca, che il compagno Isaac Del Toro gli ha fondamentalmente lasciato. Qualche buona cosa è però arrivata anche dal Giro d’Italia (spesso all’attacco) e da altre corse a tappe, più brevi: il terzo posto finale alla Settimana Coppi e Bartali vale un’altra dimostrazione di buon livello. Ora però, sulla soglia dei 23 anni, è atteso al definitivo salto di qualità.

Kasper Asgreen (EF Education-EasyPost), 6: Settantasei giorni di corsa e un’unica prestazione di alto livello. Detta in questi termini, si potrebbe pensare che sia una sufficienza molto generosa, ma quella prestazione è arrivata durante un Grande Giro, fruttando al danese, e alla squadra, una pesante vittoria. La giornata è quella di Gorizia, al Giro d’Italia, pomeriggio in cui il vincitore del Fiandre 2021 ha dato una lezione di solidità, lucidità e classe, portando a casa il successo in un contesto di tappa davvero complicato. Per il resto, nulla da segnalare.

Lewis Askey (Groupama-FDJ), 6,5: È stata la stagione della consacrazione a buon livello, per l’inglese. Sono arrivati due successi, i primi della sua carriera da professionista, e si è vista soprattutto una buona continuità di prestazioni, soprattutto nelle gare di un giorno e anche in un contesto da specialisti come le Classiche sul pavé. Due podi di giornata al Giro di Svizzera e il secondo posto finale alla Quattro Giorni di Dunkerque hanno poi contribuito ad aumentarne il raccolto personale. Da vedere ora se, e in quali termini, la sua crescita proseguirà con la maglia della NSN.

Orluis Aular (Movistar), 6,5: In una stagione collettivamente non entusiasmante, il venezuelano è stata una delle note più liete nella casa dei “telefonici”. Non sono arrivate vittorie, a parte i due titoli nazionali, ma si sono spesso viste le sue qualità da velocista resistente, sfruttate in diversi arrivi del Giro d’Italia (due volte terzo e due volte quarto) e della Vuelta a España (una volta seconda e due volte terzo). Nel ruolino di marcia c’è anche qualche altro piazzamento di discreto livello, a testimonianza di un corridore che sa come muoversi nei finali di gara.

Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG), 6,5: Voto secco difficilissimo da assegnare. Dal lato dei risultati, lo spagnolo ha partecipato eccome al festival delle vittorie messo in scena dalla sua squadra, portando a casa la classifica generale della Tirreno-Adriatico, una tappa al Giro d’Italia e due frazioni alla Vuelta a España, oltre al Trofeo Laigueglia e alla Drôme Classic. E non va dimenticato il secondo posto finale alla Volta Catalunya, con tanto di successo di tappa firmato anche in quell’appuntamento. Inoltre, è stato fra i protagonisti, seppur giù dai podi, di due corse molto dure come il Mondiale di Kigali e l’Europeo di Drôme-Ardéche. Dall’altro lato, però, ci sono i tanti problemi avuti con la squadra, che lo hanno portato, probabilmente, a non avere il rendimento atteso fra Giro e Vuelta, né in termini di classifica generale individuale né per quel riguarda il sostegno ai compagni. Ripartirà, nelle prossime settimane, con altri colori addosso.

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