Pagellone 2020, M-Z: Nibali, Nizzolo, Roglic, Pogacar, Sagan, Valverde, Van Aert, Van Der Poel e molti altri

Prosegue il nostro appuntamento con il Pagellone 2020. La stagione è ormai conclusa, dunque è giunto il momento di tirare le somme, valutando i risultati ottenuti nel corso di quest’anno così particolare dai corridori in gruppo. Come di consueto, la redazione di SpazioCiclismo proporrà un proprio voto all’anno vissuto dai principali protagonisti di questa annata stravolta dal coronavirus, fattore dal quale non si può prescindere (i voti non andranno dunque sotto una certa soglia) nel tenere conto dei risultati conseguiti rispetto alle aspettative e del lavoro svolto per i compagni di squadra. Il Pagellone 2020 ci permetterà così di tracciare una linea di quanto è accaduto in questi mesi ricchi di emozioni e colpi di scena, dal Tour Down Under alla Vuelta a España.

LETTERA M

Gino Mader (NTT Pro Cycling), 7,5: Anche se nel resto della stagione non arrivano risultati di rilievo, è alla Vuelta a España che il 23enne elvetico si mette maggiormente in mostra, cercando di farsi notare soprattutto con attacchi da lontano e terminando la corsa in crescita. Sfiora infatti il successo nella penultima tappa, quando si deve arrendere solamente a Gaudu sul traguardo dell’Alto de la Covatilla, e termina il suo primo GT della carriera al ventesimo posto, confermando le qualità viste a livello Under-23 e concludendo in maniera positiva la sua seconda stagione da professionista.

Valentin Madouas (Groupama-FDJ), 6,5: Il 24enne francese, al netto di qualche infortunio, si mette in mostra (poco) soprattutto nelle corse di casa, dove riesce a cogliere qualche buon piazzamento, compreso un quarto posto di tappa al Tour de France al termine di una lunga fuga. Anche nelle classiche del Nord, comunque, dimostra di poter dire la sua, chiudendo appena al di fuori della top ten sia alla Freccia Vallone che al Giro delle Fiandre (a cui partecipava per la prima volta). Il talento c’è, stiamo a vedere se il prossimo anno riuscirà a sbocciare.

Rafal Majka (Bora-hansgrohe), 5,5: Per le sue qualità, i risultati di questo 2020 (pur con tutte le difficoltà del caso) non bastano per strappare la sufficienza. Per il terzo anno di fila chiude senza successi e, nonostante un buon podio alla Tirreno-Adriatico (dove sfiora la vittoria nella terza tappa) e due top-5 a UAE Tour e Giro di Polonia, il polacco fallisce nel suo grande obiettivo stagionale, il Giro d’Italia. Il 31enne, infatti, scivola fuori dai primi dieci della generale nel fine settimana decisivo e conclude la corsa alle spalle anche del compagno di squadra Konrad, a più di venti minuti dalla Maglia Rosa.

Jakub Mareczko (CCC), 6,5: Pur mostrando ancora qualche limite in salita (vedasi ritiro durante la tappa 11 della Vuelta a España), il velocista 26enne torna ad alzare le braccia al cielo in questo 2020 dopo quasi due anni senza successi, vincendo tre tappe di fila al Giro d’Ungheria. Per il resto, stagione positiva per lui, con qualche buon piazzamento sia nella prima parte dell’anno, tra Tour de la Provence e UAE Tour, sia alla fine, con un terzo e un quinto posto nelle due volate disputate alla Vuelta.

Dan Martin (Israel Start-Up Nation), 7,5: Dopo due anni deludenti alla UAE Emirates, il cambio di squadra fa bene all’irlandese, che però ha rischiato un’altra stagione anonima a causa di una caduta al Delfinato che ha finito per compromettere il suo Tour de France. Il 34enne però non si perde d’animo e, dopo una buona Freccia Vallone e una Liegi chiusa a ridosso dei primi, si presenta alla Vuelta a España, dove torna al successo a più di due anni dall’ultima volta, nella terza frazione. Anche nelle settimane seguenti, poi, non delude, rimanendo sempre con i primi e chiudendo la corsa al quarto posto, suo miglior risultato in un GT.

Guillaume Martin (Cofidis), 7: Anche se non arriva il successo (e non è che non ci provi ad ottenerlo), è decisamente buona la stagione del 27enne, che offre ottime prestazioni lungo tutto l’anno, piazzandosi praticamente sempre nella top-15 di tutte le corse alle quali partecipa. Le sue prime due settimane al Tour de France fanno sognare i tifosi francesi, poi però scivola fuori dalla top ten dopo la tredicesima tappa (anche a causa di due cadute nei giorni precedenti), chiudendo la Grande Boucle all’undicesimo posto. Preziosissimo gregario di Alaphilippe al Mondiale, è grande protagonista anche alla Vuelta, dove va all’attacco in quasi tutte le tappe di montagna, dominando la classifica degli scalatori. Manca ancora un piccolissimo step per il salto di qualità definitivo, che potrebbe arrivare il prossimo anno.

Tony Martin (Jumbo-Visma), 7: Già da un paio di stagioni, ormai, il suo ruolo è cambiato, ma non per questo il 35enne si distingue meno in gruppo. Lo dimostra la prima tappa del Tour de France quando, viste le molte cadute a causa dell’asfalto scivoloso, prende in mano la situazione facendo rallentare tutto il plotone, in modo da affrontare la discesa in sicurezza. Per il resto, si mette sempre a completa disposizione dei capitani della squadra, risultando uno degli uomini più preziosi della formazione neerlandese.

Daniel Martinez (EF Pro Cycling), 7,5: Nonostante la sfortuna sembri accanirsi particolarmente con lui, il giovane colombiano riesce a portare a casa quattro vittorie in questa annata, vincendo sia nel pre che nel post lockdown. A febbraio conquista i campionati nazionali a crono e la frazione finale del Tour Colombia, mentre ad agosto fa suo addirittura il Giro del Delfinato, presentandosi al Tour de France come uno degli outsider per la vittoria finale. Una caduta il secondo giorno, però, mette fine alle sue chances di fare classifica, costringendolo a reinventarsi come cacciatore di tappe, cosa che gli riesce bene dato che ottiene il successo nella tappa 13. Dopo Mondiali e classiche senza risultati di rilievo, riprova a fare classifica alla Vuelta a España, ma anche qui le cose vanno male per lui, dato che una caduta il primo giorno lo costringe ad alzare bandiera bianca al termine della terza frazione, mettendo fine alla sua ottima stagione.

Enric Mas (Movistar), 7,5: Una delle poche note liete della sua squadra, al primo anno nel team lo spagnolo non stupisce con vittorie (che infatti non ci sono) o con grandi prestazioni, ma dimostra solidità nei due Grandi Giri disputati. Chiude sia il Tour de France che la Vuelta al quinto posto, con la Grande Boucle che, dopo una partenza in sordina, lo vede crescere con il passare delle tappe. Più regolare, invece, nella corsa di casa, dove prova anche qualche attacco senza tuttavia centrare il successo, conquistando comunque la maglia di miglior giovane. Alla fine, quindi, una buona stagione per il 25enne, nella quale ha dimostrato di riuscire a gestire bene gli sforzi, ma se vuole ottenere di più già dal 2021 dovrà cercare di fare un ulteriore step.

Fausto Masnada (CCC/Deceuninck-QuickStep), 7,5: Annata divisa in due non solo dal lockdown per il bergamasco, ma anche dal cambio di squadra avvenuto ad agosto. Annata, soprattutto, vissuta in crescendo per il 27enne, che nella prima parte di stagione, corsa con la maglia della CCC, ottiene un paio di buoni piazzamenti a Tour de la Provence e al Tour du Var, e un sesto posto di tappa al Delfinato poco prima di cambiare casacca. Con la formazione belga, invece, si mette in luce alla Tirreno-Adriatico, che termina in sesta posizione sfiorando anche la vittoria nella quarta frazione, meritandosi così la convocazione ai Mondiali di Imola dove, nonostante il lavoro per i compagni di nazionale, chiude con un buon 23esimo posto. Ancora migliore il suo Giro d’Italia, nel quale arriva il nono posto finale (assolutamente meritato) dopo aver lavorato a lungo per il suo capitano Joao Almeida, Maglia Rosa per due settimane. Se continuerà così, nel prossimo futuro potrà togliersi tante belle soddisfazioni.

Michael Matthews (Sunweb), 6,5: Sempre più uomo da classiche e sempre meno velocista, in questa stagione l’australiano corre poco ma, tutto sommato, bene. Spiccano il podio alla Milano-Sanremo nonostante un incidente sul Poggio e la vittoria alla Bretagne Classic, ma è notevole anche il settimo posto ai Mondiali di Imola, su un percorso che presentava quasi 5000 metri di dislivello. Escluso (non senza polemiche) dal Tour de France, si presenta al via del Giro d’Italia, dove coglie cinque top ten in nove tappe prima di non ripartire dopo il primo giorno di riposo a causa di una (forse falsa) positività al Covid-19, che pone fine alla sua quarta e ultima stagione con la Sunweb.

Brandon McNulty (UAE Team Emirates), 6,5: Nella prima parte di stagione lo statunitense è protagonista di buone prestazioni alla Vuelta a San Juan e alla Vuelta a Andalucia, mentre dopo il lockdown fatica a trovare la condizione. Al Giro d’Italia, però, ritrova la gamba migliore, terminando al secondo posto la tappa di Tortoreto alle spalle di Sagan e al terzo la cronometro di Valdobbiadene, risalendo fino alla quarta piazza nella generale. Già il giorno successivo, però, perde diversi minuti, terminando poi la corsa in quindicesima posizione. A soli 22 anni è comunque un buon risultato per un giovane che ha ancora ampi margini di crescita.

Louis Meintjes (NTT Pro Cycling), 5: Anche quest’anno, il sudafricano non riesce ad invertire la spirale discendente nella quale sembra precipitato nelle ultime stagioni. A parte una Tirreno-Adriatico conclusa in dodicesima posizione, non trova praticamente mai piazzamenti degni di nota e anche al Giro d’Italia, dove avrebbe potuto costituire una valida alternativa a Pozzovivo, raramente lo si vede davanti. Il prossimo anno, cambiando squadra, tenterà nuovamente di rilanciarsi.

Tim Merlier (Alpecin-Fenix), 6,5: Se nella stagione 2019 è stato una sorpresa, in quella 2020 si tratta di una conferma. Anche quest’anno, infatti, il belga riesce a lasciare il segno, vincendo una corsa prestigiosa come la Brussels Cycling Classic e, soprattutto, una tappa alla Tirreno-Adriatico battendo avversari del calibro di Ackermann e Gaviria. Nel resto dell’anno sono comunque diversi i piazzamenti, che confermano il livello ormai raggiunto dal 28enne.

Luka Mezgec (Mitchelton-Scott), 6,5: Diversamente dallo scorso anno, in questo 2020 non arrivano successi, ma il velocista sloveno è sempre presente negli ordini d’arrivo, terminando secondo anche in una corsa difficile come la Bretagne Classic. Sono però altre due le seconde piazze che bruciano maggiormente, quelle nella tappa 14 e nella tappa 19 del Tour de France, quando in entrambe le occasioni lui e il gruppo si fanno anticipare da Soren Kragh Andersen. Una vittoria alla Grande Boucle sarebbe stata l’apice della stagione (oltre che della carriera) del 32enne ma, anche senza, la sua annata resta comunque convincente.

Matej Mohoric (Bahrain-McLaren), 6: Più bassi che alti in questa annata per lo sloveno, che comunque riesce a concludere nella top ten le due classiche monumento che disputa. È infatti decimo alla Milano-Sanremo e quarto alla Liegi-Bastogne-Liegi, dove è autore di una gran rimonta nel finale sui quattro corridori che avevano fatto il vuoto sull’ultima côte. Nel resto della stagione, invece, non arrivano particolari risultati, con un Tour de France perlopiù anonimo (seppur al servizio di Landa) e una Vuelta, dove avrebbe potuto trovare diverse giornate a lui favorevoli, terminata anzitempo a causa di una caduta nella seconda tappa.

Rudy Molard (Groupama-FDJ), 5,5: La sua annata non è poi molto peggiore della precedente, tuttavia dopo un buon 2019 forse da lui ci si aspettava qualcosa di più. Nella prima parte di stagione, il 31enne replica il settimo posto di un anno fa alla Parigi-Nizza, mentre dopo il lockdown partecipa al Tour de France deludente (soprattutto a causa delle cadute) della sua squadra. Dopo aver fatto un buon lavoro in appoggio ad Alaphilippe ai Mondiali di Imola, è al via delle classiche del Nord, dove ottiene buoni piazzamenti senza impressionare, concludendo così un anno senza infamia né lode.

Bauke Mollema (Trek-Segafredo), sv: Il 2020 del neerlandese si chiude malamente nella tredicesima frazione del Tour de France, quando una caduta gli provoca una frattura del polso che lo costringe al ritiro. Un vero peccato dato che, pur non essendo in lotta per le posizioni di vertice, il 34enne avrebbe potuto battagliare almeno per la top ten e, magari, aiutare il compagno di squadra Richie Porte. Fino a quel momento, comunque, la sua stagione era stata buona, con piazzamenti a Route d’Occitanie (dove ha sfiorato il successo nella giornata conclusiva), Tour de l’Ain e Lombardia dove, da campione uscente, ha chiuso ai piedi del podio.

Michael Morkov (Deceuninck-QuickStep), 7: Tutti i velocisti del gruppo, probabilmente, vorrebbero avere un ultimo uomo come lui, sempre perfetto e puntuale nel lanciare le volate ai propri capitani. Buona parte delle vittorie stagionali di Sam Bennett sono da condividere col danese, che al Tour de France è spesso protagonista anche ai traguardi volanti dove, oltre a tirare lo sprint all’irlandese, partecipa lui stesso alla volata in modo da portare via punti preziosi per la Maglia Verde ai rivali del compagno di squadra.

Jacopo Mosca (Trek-Segafredo), 7: In questo 2020 si rivela come uno dei gregari più preziosi della squadra e, sicuramente, quello migliore per Vincenzo Nibali al Giro d’Italia. Ma anche quando ha la possibilità di fare la propria gara, il piemontese si fa trovare sempre pronto, piazzandosi spesso tra i primi nelle corse italiane di fine estate e centrando due volte la top ten di tappa nella Corsa Rosa, dove nella controversa tappa 19 coglie il podio al termine della fuga. Vista la sua ottima stagione, a 27 anni non è troppo tardi per pensare di ottenere più spazio per potersi giocare le proprie carte.

Matteo Moschetti (Trek-Segafredo), sv: Davvero sfortunata la stagione del giovane velocista, che era partito benissimo vincendo due prove del Challenge Mallorca battendo nientemeno che Pascal Ackermann. Poi, il bruttissimo infortunio all’Etoile de Besseges lo costringe a tre mesi senza bici, condizionando il resto dell’annata, che si chiude con la settima frazione della Vuelta a España terminata fuori tempo massimo. La speranza per lui è per un 2021 più fortunato, dove poter mostrare con continuità e, soprattutto, senza intoppi le proprie qualità.

Gianni Moscon (Ineos Grenadiers), 5: Il trentino prosegue l’involuzione iniziata nel 2019, in una stagione dove non corre nessun GT e disputa in totale solo 20 giorni di gara. Di questi, i migliori sono proprio all’inizio, quando alla Vuelta Valenciana conclude appena fuori dalla top ten. Poi, dopo l’espulsione alla Kuurne e il lockdown, corre solo nove corse in Italia, senza alcun risultato, saltando le classiche del Nord e chiudendo l’anno a metà settembre. Riuscirà a riprendersi? Per quanto fatto vedere in passato, tutti i tifosi italiani sperano proprio di sì.

LETTERA N

Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), 5,5: L’ex campione belga ha vissuto sicuramente stagioni migliori. Per la prima volta in carriera il classe ’90 chiude una stagione senza successi, ma a guardare le statistiche latitano anche i piazzamenti. Prima del lockdown ottiene solo una top 10, senza comunque essere protagonista, alla Omloop Het Nieuwsblad, ma le cose non migliorano nemmeno alla ripresa. La sua partecipazione al Tour passa quasi inosservata, nonostante un paio di tappe adatte alle sue caratteristiche. Al BinckBank Tour fa vedere qualche segnale di risveglio con il secondo posto nella tappa con arrivo a Geraardsbergen, battuto solo da uno strepitoso Mathieu van der Poel. Il settimo posto al Fiandre alla fine della stagione serve solo a dargli un po’ di positività in più per il 2021, anno in cui il team cambierà filosofia spostando il focus sulle Classiche. Da un lato questa è un’ottima notizia per uno specialista delle classiche, ma dall’altro vuol dire che la concorrenza interna aumenterà e dovrà evitare altri passaggi a vuoti come in questa stagione, dove forse è stato anche penalizzato dalla riduzione nel chilometraggio di alcune Classiche.

Jhonatan Narvaez (Ineos Grenadiers), 7: Tanti successi in un mese. Il corridore ecuadoriano dopo aver preso le misure a questa strana stagione nelle prime corse post-lockdown (prima aveva corso solo il Tour Colombia), a settembre vince una tappa alla Settimana Coppi e Bartali, di cui conquista anche la generale grazie agli abbuoni ottenuti anche in altre due frazioni in cui si piazza sul podio. Il capolavoro della sua stagione è però al Giro d’Italia, nella tappa di Cesenatico, quando si inserisce nella fuga di giornata e uno dopo l’altra stacca tutti gli altri compagni di fuga rimanendo con il solo Mark Padun. L’ucraino è però vittima di una foratura in discesa e così il corridore sudamericano può godersi il suo primo successo in un GT arrivando in solitaria sul traguardo.

Krists Neilands (Israel Start-Up Nation), 5: Non il solito Krists Neilands. Capace di ottenere vari successi lo scorso anno, quest’anno il lettone non si è mai visto all’attacco. La sua stagione parte anche abbastanza bene con un paio di top 10 parziali alla Parigi-Nizza, ma il resto della stagione è ectoplasmatico, con una partecipazione al Tour in cui è evanescente e non riesce mai a contribuire alla causa del team. Nel finale di stagione arriva il miglior risultato stagionale, un diciassettesimo posto alla Freccia Vallone, indicativo di tutte le difficoltà che il classe ’94 ha avuto in questa stagione.

Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), 5,5: Non la stagione che ci si aspettava. Come quasi tutti i corridori della sua generazione, anche il siciliano ha sofferto questa stagione particolare e ha chiuso l’annata senza successi di tappa, come non gli succedeva dal suo primo anno da pro, il 2005, quando alcuni dei suoi rivali di oggi andavano alle elementari. Con la sua esperienza e la sua classe, comunque, per grandi tratti del Giro d’Italia, grande obiettivo della stagione, sembra in grado di dare fastidio ai grandi favoriti per la vittoria, salvo poi essere costretto a cedere un po’ nella terza settimana e perdere qualche posizione chiudendo poi settimo nella generale. Nelle corse italiane di agosto aveva ottenuto qualche buon piazzamento, sesto ad esempio al tanto amato Lombardia, che però sono molto poco per uno come lui. A conti fatti, dunque, il suo miglior risultato nel 2020 è un terzo posto nella Royal Bernard Drome Classic arrivato prima del lockdown, seguito poi da buoni risultati alla Parigi-Nizza, che sembravano dunque far cominciare con buon auspici l’avventura del vincitore del Tour 2014 con la maglia della Trek-Segafredo e che ci lasciano con il dubbio che con una stagione normale sarebbero potuti arrivare ben altri risultati.

Mikel Nieve (Mitchelton-Scott) 5,5: Anche lui comincia a sentire il peso degli anni. Lo scalatore spagnolo, infatti, vive un’annata difficile in cui non ottiene soddisfazioni personali e non riesce nemmeno a dare il solito contributo alla causa dei capitani. Anche quando poi deve prendere in mano le redini della situazione, come capita alla Vuelta dopo l’uscita di classifica di Chaves, non riesce a portare al team i risultati sperati, anche se in questo caso c’è poco da potergli rimproverare, visto che in salita mette sempre tanta grinta, che però non basta mai per rimanere insieme ai primi e per promuovere la sua stagione.

Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling), 7,5: Collezione di maglie per il velocista brianzolo. In tre giorni il trentunenne è capace di laurearsi prima campione italiano e poi campione europeo battendo in volata Arnaud Démare (un risultato che dunque acquista più valore se si guarda a quello che il francese è riuscito a fare negli impegni successivi). La sua stagione comunque era partita subito con il piede giusto, con un successo di tappa al Tour Down Under e uno alla Parigi-Nizza, inframezzati da un sorprendente secondo posto alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, al quale si aggiunge anche qualche altro piazzamento qui e lì prima di arrivare al lockdown. Alla ripresa della stagione, oltre alle maglie di campione nazionale e campione europeo, arrivano altri buoni piazzamenti, tra cui spicca il quinto posto della Milano-Sanremo. Arriva al Tour con tante speranze, che però purtroppo si infrangono sul suolo con una caduta nella prima tappa. Lui prova comunque a stringere i denti, ottenendo anche un podio parziale nella terza tappa, ma dopo otto tappe di sofferenza è costretto a salire in ammiraglia e a chiudere il suo Tour e anche il suo 2020 agonistico, visto che i postumi dell’infortunio non gli consentiranno di tornare alle corse per il finale di stagione.

LETTERA O

Ben O’Connor (NTT Pro Cycling), 7: Stagione entusiasmante per l’australiano. Il classe ’95 inizia subito bene la stagione con un successo di tappa alla Etoile de Bessèges inserendosi nella fuga di giornata, ma il 7 in pagella se lo guadagna sulle strade del Giro d’Italia. Dopo un secondo posto nella tappa di San Daniele del Friuli, dove forse anche lui sbaglia nella gestione delle energie spianando a Tratnik la strada per il successo, non si perde di coraggio e si riscatta immediatamente nella tappa del giorno successivo. Per essere sicuro, stavolta, dopo essersi inserito nella fuga di giornata, sulla salita verso Madonna di Campiglio stacca tutti i compagni di fuga arrivando in solitaria sul traguardo.

Sam Oomen (Sunweb), 5: Stagione burrascosa per il giovane neerlandese. Dopo un 2019 difficile, inizia la stagione carico di speranze, ma con il contratto in scadenza. In estate infatti annuncia la sua firma con la Jumbo-Visma, una notizia che era cominciata già a circolare poco prima che il team decidesse di escluderlo dal Tour per dirottarlo sul Giro, una decisione che lui stesso ha criticato apertamente. Forse per assenza di motivazioni o forse perché la forma non è quella sperata già alla Tirreno-Adriatico appare in difficoltà, ma gli va ancora peggio al Giro, visto che mentre i suoi compagni accendono la corsa (andando a occupare alla fine due terzi del podio) lui non è mai protagonista e non riesce a portare un grade contributo alla causa.

Daniel Oss (Bora-Hansgrohe), 6,5: Solita stagione da lavoratore instancabile il corridore trentino. Come nelle ultime stagioni il classe ’87 si mette al servizio dei capitani, Peter Sagan su tutti, contribuendo ai buoni risultati del team. Emblema della sua stagione (e della sua carriera) è il numero rosso di corridore più combattivo che la giuria del Tour gli assegna al termine della quinta tappa, quando lui e il suo team avevano fatto forcing dalle battute iniziali per staccare Sam Bennet e permettere a Peter Sagan di riconquistare la maglia verde al termine della tappa.

LETTERA P

Andrea Pasqualon (Circus-Wanty Gobert), 6: Stagione leggermente sotto la media per lo sprinter azzurro che quest’anno non è riuscito a centrare il successo. Il miglior risultato stagionale è il secondo posto alla Coppa Sabatini, mentre a livello WorldTour il miglior piazzamento è il terzo posto nella terza tappa della Parigi-Nizza. Il passaggio di categoria della sua squadra gli darà ulteriori possibilità di mettersi in mostra.

Mads Pedersen (Trek-Segafredo), 6,5: La maglia iridata non ha pesato troppo sulle spalle del giovane danese che ha fatto segnare ulteriori importanti miglioramenti. Dopo un inizio di stagione troncato proprio alla vigilia delle classiche del nord, è tornato in gara ad agosto in buona forma disputando anche alcune buone volate al Tour de France che ha rappresentato un ottimo trampolino di lancio per un ottimo BinckBank Tour e il successo nella Gent-Wevelgem.

Simon Pellaud (Androni-Sidermec), 6,5: La prima stagione in maglia Androni è stata abbastanza positiva per lo svizzero che si è messo in mostra soprattutto al Giro d’Italia. Più volte in fuga, arriva vicino al successo di tappa a Cesenatico e ad Asti. Le basi per migliorare ulteriormente nel 2021 ci sono tutte.

Matteo Pelucchi (Bardiani-CSF-Faizané), s.v.: Annata da dimenticare per il velocista azzurro che dopo un buon inizio di stagione al Tour de Langkawi scompare del tutto. Nella seconda parte di stagione, infatti, non riesce a completare neanche una corsa.

Hermann Pernsteiner (Bahrain-McLaren), 6,5: Il biker austriaco ha confermato anche quest’anno di avere ottime doti di scalatore incentrando la stagione sul Giro d’Italia. Il decimo posto finale, condito dal secondo posto di Madonna di Campiglio, migliora il quindicesimo della Vuelta dell’anno scorso. Approdato nel WorldTour soltanto nel 2018, alla soglia dei 30 anni è ormai pronto per una carriera su strada molto interessante nei prossimi anni.

Nans Peters (Ag2r La Mondiale), 7: Stagione interessante per il combattivo corridore francese, che si disimpegna bene tra Tour de France e Vuelta a España. Il successo di tappa a Loudenvielle è il momento copertina del suo 2020, non riuscendo a ripetersi in Spagna, dove non va oltre il quarto posto di Villanueva de Valdegovia, sempre partendo da lontano.

Simone Petilli (Circus-Wanty-Gobert), s.v.: Quella che doveva essere la stagione del rilancio del talentuoso scalatore azzurro dopo i tre deludenti anni in UAE si è trasformata in nulla di fatto. Poche corse e risultati di scarso rilievo lo rimandano alla prossima stagione.

Jasper Philipsen (UAE Team Emirates), 7: Il 22enne velocista belga, che l’anno prossimo approderà alla Alpecin-Fenix, si è confermato come una delle ruote veloci più promettenti del gruppo. Quando è stato chiamato in causa ha sempre risposto presente, vincendo la classifica a punti del Tour Down Under, vincendo una tappa al BinckBank Tour e una alla Vuelta, dove si è piazzato in top ten anche altre quattro volte. Vedremo l’anno prossimo come interpreterà il ritorno in una squadra Professional.

Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), s.v.: Dopo un 2019 da incubo, il francese si aspettava qualcosa di meglio in questo 2020. E invece, dopo un buon inizio e un gran ritorno al Delfinato, già alla prima tappa del Tour de France, l’asfalto scivoloso di Nizza lo tradisce facendolo cadere. I problemi alla schiena che ne sono conseguiti lo hanno costretto ad abbandonare le velleità di classifica. Gli stessi problemi lo costringono poi ad abbandonare la Vuelta dopo solo tre tappe, facendo calare il sipario su un’altra stagione incompiuta.

Wout Poels (Bahrain-McLaren), 6,5: Annata solida per l’esperto scalatore neerlandese che corre il Tour in appoggio a Landa e quindi una Vuelta da capitano. Alla fine è sesto a riprova di essere ancora uno dei corridori tra le “seconde linee” più preziosi e versatili in circolazione.

Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), 9,5: Difficile trovare delle pecche nel 2020 del giovanissimo talento sloveno. Vince praticamente ovunque si presenta, con il fiore all’occhiello del Tour de France a 22 anni non ancora compiuti. Partito in sordina, cresce giorno dopo giorno, coronando la rimonta nella cronoscalata del penultimo giorno a La Planche des Belles Filles. Al Mondiale di Imola prova un attacco in controtempo, spendendo molto e sacrificando quello che forse poteva essere un risultato migliore con una condotta di corsa spregiudicata, anche in favore del connazionale e amico beffato al Tour.

Jan Polanc (UAE Team Emirates), 6: Annata onesta per il 28enne sloveno che lavora principalmente in appoggio a Pogacar al Tour de France, con ottimi risultati.

Nils Politt (Israel Cycling Academy), 5: L’annullamento di tutte le classiche in primavera danneggia il talentuoso tedesco che si scorderà velocemente della sua unica stagione con la squadra israeliana. Nessun successo e soltanto un paio di buone prestazioni alla Parigi-Nizza sono decisamente poco per uno dal suo talento.

Richie Porte (Trek-Segafredo), 8: Dopo tanta sfortuna, finalmente è arrivato il momento del riscatto. Il 35enne australiano è tra i più avvantaggiati dal cambio di calendario. Ad agosto non sbaglia nulla, disputando un Tour de France solido e finalmente senza intoppi che gli permette finalmente, dopo una lunghissima rincorsa, di salire sul podio parigino. Una vera liberazione quando forse ormai non ci credeva più nemmeno lui.

Domenico Pozzovivo (NTT), 7: Definire tenace il 37enne lucano è riduttivo. Reduce da un altro brutto incidente, si è presentato al via di questo 2020 in punta di piedi, migliorando giorno dopo giorno. Abbandonato il Tour de France a causa di un problema al gomito provocato da una sfortunata caduta, si riscatta alla grande al Giro d’Italia, che chiude con un undicesimo posto che vale anche molto di più per lui.

Salvatore Puccio (INEOS), 6,5: Buona annata per il siciliano che è tra gli alfieri al fianco di Geoghegan Hart al Giro d’Italia, dove sfiora anche il successo personale a Vieste, battuto soltanto da uno scatenato Dowsett.

LETTERA Q

Nairo Quintana (Arkéa-Samsic), sv: Un maledetto incidente rovina la sua stagione. Nella prima parte di stagione sembra essere tornato quello dei vecchi tempi, rinvigorito anche dal cambio di maglia. Si porta a casa ben cinque successi prima del lockdown, tanto che sottovoce qualcuno ipotizza per lui un ruolo di primo piano al Tour. Subito prima della ripresa stagionale, però, viene investito da un auto in allenamento e i postumi della caduta gli condizionano gli appuntamenti successivi, a partire dal Delfinato che abbandona con un ginocchio dolorante. Al Tour de France prova a resistere durante la prima settimana, ma dopo un’altra caduta si trova costretto sostanzialmente a uscire di classifica e solo grazie all’orgoglio del campione riesce ad arrivare fino al traguardo di Parigi, che è l’ultima sua apparizione in gruppo nel 2020.

LETTERA R

Sebastien Reichenbach (Groupama-FDJ), 5,5: Stagione sottotono per l’ex campione svizzero. In una Groupama-FDJ che di fatto deve rinunciare a Thibaut Pinot per tutta la stagione, l’elvetico non riesce a sfruttare possibili occasioni per brillare in prima persona. Durante al Tour prova ad inserirsi in un paio di fughe, ma non va mai vicino alla vittoria con il miglior risultato che è un terzo posto sul traguardo di Villard-de-Lans, dove comunque giunge con quasi due minuti di ritardo dal vincitore di giornata. A fine stagione avrebbe l’occasione per promuovere la sua stagione con i campionati nazionali, ma non riesce a difendere il titolo, terminando addirittura fuori dalla top 10.

Jonathan Restrepo (Androni – Sidermec), 6,5: Una prima parte di stagione che gli vale la sufficienza piena. Il corridore colombiano apre la sua stagione con due successi già a gennaio alla Vuelta al Tachira e, dopo alcuni piazzamenti al Tour Colombia, si ripete anche al Tour du Rwanda, dove su otto tappe ne conquista quattro e ottiene anche un secondo posto. Nella seconda parte di stagione, invece, non riesce più ad esprimersi agli stessi livelli e anche la sua partecipazione al Giro d’Italia, malgrado qualche tentativo, passa un po’ sotto traccia, con il miglior risultato che è un undicesimo posto ottenuto nella volata di Villafranca Tirrena.

Aleksandr Riabushenko (UAE Team Emirates), 6: Gli è mancato l’acuto. A causa di una frattura del polso nella prima tappa del Tour Down Under, la sua stagione, di fatto, inizia solo dopo il lockdown. Ai campionati bielorussi deve accontentarsi dell’argento, mentre conferma il buon feeling con le corse di un giorno italiane. I podi a Memorial Pantani e Coppa Sabatini sono i risultati più importanti della sua stagione, che hanno portato il team a credere in lui per un altro anno. La partecipazione alla Vuelta, invece, è piuttosto anonima e potrebbe essere un aspetto su cui lavorare per il futuro.

Max Richeze (UAE Team Emirates), 6,5: Il suo arrivo nel team è importantissimo. L’amico Fernando Gaviria sembra subito rinvigorito e si prende due tappe alla Vuelta San Juan anche grazie al suo aiuto. Per stessa ammissione di Gaviria, il trentasettenne è una sorta di angelo custode del colombiano dentro e fuori dalla corsa, aiutandolo anche nella vita del team. I due però prendono insieme il coronavirus allo UAE Tour e sono costretti ad affrontare una lunga quarantena, con la malattia che lascerà dei segni anche settimane dopo la negativizzazione. Il post-lockdown, infatti, vive più di alti e bassi, con Richeze che è comunque sempre al fianco di Gaviria nei successi alla Vuelta a Burgos e al Giro di Toscana (dove però non riesce a dare un grande contributo). Alla Tirreno-Adriatico, invece, è Gaviria che non riesce a finalizzare al meglio il suo lavoro, mentre al Giro entrambi soffrono le condizioni di una stagione così difficile e faticano a essere protagonisti, lasciando persino il palcoscenico al compagno Juan Sebastian Molano in alcune occasioni. Merita comunque la sufficienza piena perché in alcune occasioni è riuscito a farci rivedere il Gaviria di due stagioni fa in maglia Deceuninck, confermandosi uno dei migliori tiratori di volate al mondo.

Kevin Rivera (Androni – Sidermec), sv: Stagione difficile per il giovane costaricense. Nella prima parte di stagione il vincitore del Sibiu Tour 2019 sembra confermare le alte aspettative che c’erano su di lui vincendo tappe alla Vuelta al Tachira e al Tour de Langkawi, ma il lockdown interrompe la sua progressione. Dopo una lunga trafila burocratica riesce a tornare in Europa dal Costa Rica per la seconda parte di stagione, ma già al Giro d’Ungheria non sembra nella migliore condizione di forma. Una sensazione che poi viene confermata dal ritiro alla prima tappa della Tirreno-Adriatico per problemi gastro-intestinali. La condizione non arriverà più e il team di Gianni Savio lo esclude persino dalla selezione per il Giro. A sorpresa, per il prossimo anno ha firmato per la Bardiani, team con il quale spera di tornare ai suoi livelli migliori, anche grazie all’intervento a naso effettuato a stagione conclusa per migliorare la respirazione.

Jurgen Roelandts (Movistar), sv: Il 2020 è l’ultimo anno della carriera del velocista belga. Una decisione che, come lui stesso ha spiegato, è arrivato a causa degli infortuni che ormai lo tormentano e non gli hanno più permesso di essere al suo livello migliore nelle ultimi stagioni. Il 2020 non ha fatto eccezione, con il settimo posto al Giro di Toscana come miglior risultato di stagione e un infortunio alla spalla dopo una caduta al BinckBank Tour che l’ha costretto a chiudere l’annata e anche la sua carriera.

Primoz Roglic (Jumbo-Visma), 10-: Gli è mancato un pomeriggio per una stagione da Eddy Merckx. Le sue notti peggiori saranno sicuramente tormentate dal ricordo di quella cronoscalata della Planche des Belles Filles dove ha visto infrangersi il sogno di vincere un Tour dominato (forse anche fin troppo “gestito”) da lui e dalla sua squadra. In tutta la stagione mostra una regolarità impressionante, tanto che a guardare i suoi risultati a momenti pare di leggere una schedina con gli 1 e 2 che si susseguono. A partire dal campionato sloveno dove conquista la prova in linea e chiude secondo nella crono alle spalle di Pogacar (con il senno di poi, presagio di quello che sarebbe successo al Tour). Vince facile il Tour de l’Ain conquistando due tappe su tre e al Delfinato vince una tappa e poi si ritira alla vigilia dell’ultima tappa mentre era leader. Al Tour, chiuso con l’amaro in bocca, ottiene comunque una tappa e il secondo posto finale, ma il paradosso è che da quel momento in poi arriveranno i risultati migliori, mostrando anche una reazione da fuoriclasse a quanto accaduto alla Grande Boucle. Dopo un sesto posto ai Campionati del Mondo, il destino si traveste da Alaphilippe versione combinaguai e gli apparecchia una grande opportunità, che lui è bravissimo a sfruttare, per fargli vincere la sua prima Monumento sulle strade della Liegi. Alla Vuelta domina come e più di quanto aveva fatto al Tour, con la differenza che stavolta l’esito finale gli arride, nonostante veda per qualche istante i fantasmi passati mentre Carapaz lo stacca verso la Covatilla. Per gradire, poi, si porta a casa anche quattro successi di tappa, tra cui una crono vinta per un solo secondo nonostante fosse il favorito assoluto, a confermare lo strano rapporto con questa specialità nel 2020.

Pierre Rolland (B&B Hotels-Vital Concept KTM), 6: Gli manca l’acuto al Tour de France, che con il calendario stravolto dal coronavirus e la forte limitazioni di corse francesi si prefissa subito come l’unico grande obiettivo stagionale. Alla Grande Boucle si mette in mostra centrando spesso la fuga, ma in diverse occasioni o sbaglia il momento o dimostra di non avere la gamba giusta per centrare il colpo grosso. Il secondo posto nella tappa di Sarran è la miglior prova del suo grande impegno, ma non illuda: il vincitore di giornata Hirschi era scappato via a quasi un minuto quando con la sua azione riesce a staccare i contrattaccanti. In ogni caso la vittoria al Tour de Savoie Mont Blanc, con anche un successo di tappa, è una consolazione non da poco per lui e la squadra. Le aspettative erano nel complesso più alte, ma non si può bocciare la stagione visti tutti i problemi.

Diego Rosa (Arkea-Samsic), 6,5: Il cambio di casa gli fa bene e gli restituisce lo smalto che aveva un po’ perso nell’esperienza con la Ineos. Non cambia soltanto il fattore sfortuna, che spesso non gli permette di essere al meglio e chiudere le corse, soprattutto negli appuntamenti più importanti: finisce anzitempo Parigi-Nizza, Giro del Delfinato e Tour de France. Grossi rimpianti soprattutto per quest’ultimo, terminato prima ancora di arrivare al primo giorno di riposo. Ciò nonostante, approfitta della maggiore libertà nelle classiche, trovando piazzamenti interessanti sia nella prima parte della stagione, con il terzo posto al Laigueglia, sia alla ripresa, con la top ten alle Strade Bianche. Una doppia iniezione di fiducia che, speriamo, gli permetterà di riproporsi al miglior livello nella prossima stagione.

Stéphane Rossetto (Cofidis), 5,5: Annata anonima per lui, di solito abituato a mettersi in mostra nelle fughe da lontano e in qualche caso a fare il colpaccio anche in corse di livello. Partecipa invece alle grosse difficoltà della sua squadra, non riuscendo a far brillare il treno delle volate per Elia Viviani né a farsi vedere all’attacco in un Giro d’Italia nel quale i coraggiosi hanno avuto diverse opportunità. Un mezzo passaggio a vuoto che contribuisce a una stagione da dimenticare per tutto il suo team. Quest’anno, a generosità non gli è bastata e ora insegue un contratto per cercare di riscattarsi il prossimo anno.

Anthony Roux (Groupama-FDJ), 5: Uno dei corridori che sembra aver maggiormente sofferto il calendario particolare e la preparazione inusuale necessari quest’anno. Non riesce mai a lottare davvero per il successo, neanche in una Vuelta a Espana con un percorso pieno di occasioni per lui e senza particolari obblighi tattici dopo il prematuro ritiro di Thibaut Pinot e un David Gaudu entrato in forma con il passare delle tappe. La più grossa pecca è comunque nelle classiche, nelle quali non riesce mai a farsi notare: lontano dalla lotta sulle Ardenne, solo nono nel campionato nazionale, coglie la top ten solo alla Bretagne Classic e agli europei, in entrambi i casi senza mai dare l’impressione di poter vincere. Per uno con 16 vittorie nel pamarès è difficile accettare lo zero alla voce dei successi in questa stagione, così come gli scarsi piazzamenti e il poco supporto al team. Con un 2021 normale, forse, tornerà protagonista.

LETTERA S

Fabio Sabatini (Cofidis), sv: La sua stagione riflette quella del suo capitano. Il corridore trentacinquenne, purtroppo, così come Elia Viviani fa fatica a entrare in condizione e non può dare il suo supporto al veronese durante i GT, visto che il team vede corridori più pronti di lui sia per il Tour che per il Giro. Avrebbe probabilmente meritato un trattamente migliore.

Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), 7: Il suo colpo di genio non manca mai. In una stagione difficile dal punto di vista dei risultati, in cui non è mai sembrato all’altezza delle sue stagioni migliori, lui è comunque sempre lì a regalare spettacolo, andando a caccia della classifica a punti sia al Tour che al Giro. In entrambi i casi perderà, chiudendo secondo, rendendo però interessanti anche tappe che sulla carta dovevano essere di passaggio. Il 7 in pagella se lo guadagna comunque con la splendida impresa di Tortoreto, che gli permette di entrare nell’élite dei vincitori di tappa in tutti e tre i GT (al Giro era all’esordio in carriera, mantenendo la parola che aveva dato prima che la pandemia stravolgesse il calendario, costringendolo a rinunciare alle classiche del Nord e anche questa scelta, anche economica indubbiamente, aumenta i suoi meriti). Una vittoria alla Sagan, con un attacco da lontano voluto in prima persona e poi finalizzato alla grande dopo aver vinto sull’ultima ascesa la resistenza di Ben Swift, ultimo a rimanergli alla ruota prima della cavalcata trionfale verso Tortoreto mentre alle sue spalle spuntava l’arcobaleno.

Luis Leon Sanchez (Astana), 6: Aiuta il team e si toglie la soddisfazione di diventare campione nazionale. Il successo di Baeza è uno dei due trionfi stagionali, assieme alla seconda frazione della Vuelta a Murcia, ottenuto grazie a un attacco nell’ultimo chilometro e arrivato ancora prima del lockdown. Nella seconda parte di stagione la vittoria ai nazionali alza forse un po’ troppo le aspettative su di lui in vista dei GT, nei quali si dimostra comunque ancora una volta un buon elemento quando si tratta di supportare i capitani. Rende forse al di sotto delle aspettative quando, soprattutto alla Vuelta, ci sarebbe il terreno per andare in fuga e provare qualche azione in prima persona.

Sergio Samitier (Movistar), 6,5: Buona la prima stagione nel World Tour del giovane spagnolo. Dopo qualche difficoltà nella prima parte di stagione, lex Euskadi si guadagna una sufficienza piena nel post-lockdown, soprattutto sulle strade del Giro d’Italia. Il miglior piazzamento è il sesto posto sul traguardo di Monselice, ma è importante anche l’azione verso San Daniele del Friuli, quando va in fuga e riesce a guadagnare ben dieci minuti sul gruppo, guadagnando tempo e posizioni in classifica. A Milano chiude tredicesimo, decisamente un buon esordio, ma c’è ancora tanto spazio per migliorare.

Marc Sarreau (Groupama-FDJ), sv: La maledetta volata della prima tappa del Giro di Polonia rovina anche la sua stagione. Dopo aver corso senza risultati importanti nella prima parte di stagione, il suo 2020 termina a inizio agosto quando la manovra inconsulta di Groenewegen gli causi traumi alle spalle e lacerazioni multiple ai legamenti. Il passaggio alla Ag2r nel 2021 servirà per mettersi questa stagione alle spalle e ricominciare da capo, magari con qualche libertà in più.

Kristian Sbaragli (Alpecin-Fenix), sv: Poche opportunità in stagione per il velocista italiano. Nel suo primo anno nella compagine belga, anche il classe ’90 finisce, come praticamente tutti i corridori del team, nell’ombra di Mathieu van der Poel. I migliori risultati stagionali infatti arrivano quando non ci sono né il neerlandese, né Tim Merlier, con una top 10 sfiorata al Giro dell’Emilia e un quinto posto ai campionati nazionali. Il prossimo anno resterà alla Alpecin, che avrà un calendario più ampio e potrà offrirgli maggiori opportunità.

Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), 7: Riesce sempre a reagire. La sua stagione inizia alla grande con la vittoria della tappa inaugurale e soprattutto della classifica generale della Parigi-Nizza (dopo un secondo posto alla Volta ao Algarve), con un’ottima gestione della gara per l’intera – decisamente complessa – settimana. Nel suo miglior momento di forma, però, la pandemia interrompe la stagione. Poco male, alla ripresa è subito terzo alla Strade Bianche e, dopo un Giro di Polonia così così, ottiene anche la top 10 al Giro del Lombardia. Proprio a Como, però, arriva l’episodio che caratterizza la sua seconda parte di stagione, con una improvvida autista che non si sa bene come arriva sul percorso e con una manovra causata dal panico lo investe, causandogli la frattura della clavicola. Lui, stoico, reagisce e dopo due settimane è già al via del Tour, dove, pur arrivando acciaccato, avrebbe l’opportunità di vincere una tappa, ma lui e Kämna si fanno mettere nel sacco da Dani Martinez a Puy Mary. Dopo il nono posto ai mondiali, invece, era lecito aumentarsi una grande campagna delle classiche, che invece è piuttosto deludente e non permette di alzargli ulteriormente un voto comunque positivo.

Florian Sénéchal (Deceuninck-QuickStep), 7: Un’altra rotella perfetta nell’ingranaggio Wolfpack. Il corridore francese si conferma corridore importante per le Classiche con tanti piazzamenti nelle corse belghe, tra cui il successo alla Druivenkoers-Overijse (unica vittoria della sua stagione). Non mancano anche i risultati nelle corse World Tour con il terzo posto alla Bretagne Classic e il secondo posto alla Gand-Wevelgem che, insieme al dodicesimo posto al Giro delle Fiandre, gli permettono forse anche di scalare qualche gerarchia interna in vista del 2021.

Evaldas Siskevicius (NIPPO Delko One Provence), 6,5: Torna finalmente al successo. A otto anni di distanza dall’ultima volta, il corridore lituano torna finalmente ad alzare le braccia al cielo grazie al successo nella prova a cronometro dei campionati nazionali. Con la maglia di campione nazionale vive poi un finale di stagione in crescendo, che serve a promuovere la sua stagione, ma non basta a convincere il team (che ha anche parecchie difficoltà) a rinnovargli il contratto.

Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers), 7: Mostra grande determinazione. Prima del lockdown l’unico risultato degno di nota è il secondo posto alla Cadel Evans Great Ocean Race, mentre nella seconda parte di stagione parte subito forte, chiudendo in seconda posizione la Route d’Occitanie alle spalle solo del compagno Egan Bernal, dopo una corsa dominata in quanto team. Anche al Delfinato è il migliore tra quelli che dovrebbero essere i corridori di supporto a Bernal in salita in vista del Tour, mostrandosi anche in prima persona quando il colombiano dà forfait, ma alla Grande Boucle una caduta nel primo giorno gli causa subito difficoltà. Nei primi giorni lo si vede spesso lottare in fondo gruppo, ma sempre con grande caparbietà e spinto dal sostegno del pubblico, che il diretto interessato ha apprezzato molto. Il franco-russo, infatti, non dà mai l’impressione di voler mollare, nonostante l’immensa sofferenza, e durante la terza settimana si inserisce anche in una fuga, chiudendo quarto sul traguardo di Villard-de-Lans. Un corridore con questa caparbietà e senso di sacrificio è il sogno di ogni direttore sportivo.

Toms Skujins (Trek-Segafredo), 6: Si conferma uomo simbolo del ciclismo lettone. In una nazione con una buona tradizione ciclistica si è confermato corridore dell’anno per la quarta volta in carriera, in una stagione dove il suo unico risultato importante è il secondo posto nell’ottava tappa del Tour alle spalle di Nans Peters. Il suo lavoro, comunque, non è stato apprezzato solo in patria, visto che il team ha deciso di rinnovargli il contratto per altri due anni, mostrando di credere molto nelle sue potenzialità, espresso solo a sprazzi in questo 2020. L’obiettivo per il 2021 è debuttare al Giro e andare a caccia di successi di tappa, mostrandosi nuovamente anche in prima persona.

Tom-Jelte Slagter (B&B- Hotels Vital Concept), 5,5: Mesto canto del cigno per il corridore neerlandese. Deluso dalla mancata convocazione al Tour de France e, in generale, dagli scarsi risultati arrivati in stagione, l’ex corridore della Dimension Data ha deciso di appendere la bici al chiodo a soli 31 anni e cambiare completamente vita, andando a vendere trattori. Da qualche anno i risultati mancavano e quest’anno non ha realmente fatto eccezione, pur con tutte le attenuanti del caso.

Dion Smith (Mitchelton-Scott), 7: Una delle più belle sorprese della stagione. Il corridore neozelandese mostra un grande feeling soprattutto con le corse italiane, a partire dal sorprendente sesto posto ottenuto alla Milano-Sanremo. Il trionfo alla Coppa Sabatini, poi, gli regala il primo successo in carriera tra i professionisti grazie a uno stato di forma forse mai raggiunto prima. Anche alla Vuelta fa vedere buone cose ottenendo un quinto e un terzo posto di tappa, che lo rendono il migliore corridore del suo team nella spedizione iberica. Sarà interessante vedere se si riconfermerà su questi livelli anche il prossimo anno, magari con qualche opportunità in più, oppure in supporto al rientrante Matthews.

Matteo Sobrero (NTT), 7: Più che sufficiente la prima stagione tra i pro del giovane corridore piemontese. Promosso dal vivaio, il classe ’97 ha continuato il suo percorso di crescita facendo il suo debutto in una Classica Monumento al Lombardia (che non ha portato a termine) e in un GT al Giro d’Italia. Sulle strade della corsa rosa ottiene dei buoni risultati a crono, con piazzamenti di spessore che, insieme al quinto posto ai campionati nazionali, mostrano una volta di più il suo potenziale in questa specialità in vista dei prossimi anni. Inoltre, quando può non esita a dare una mano al capitano Domenico Pozzovivo.

Marc Soler (Movistar), 6,5: Bravo a reinventarsi. Dopo aver vinto a inizio stagione una prova del Challenge Mallorca ottiene pochi risultati di rilievo prima del lockdown. Dopo la pausa forzata, si presenta con una condizione non accettabile al Delfinato, tanto da mettere a rischio la sua partecipazione al Tour. Alla Grande Boucle, invece, ci va e, anche se nel complesso non regala grandi sussulti, si inserisce comunque in un paio di fughe, prendendo poi le misure per quello che farà alla Vuelta. Nel GT di casa, infatti, si va a prendere la seconda tappa sfruttando la superiorità numerica della Movistar, che regala un capolavoro tattico (evento piuttosto raro negli ultimi anni). Avrebbe l’occasione anche per ripetersi verso l’Alto de la Farrapona, ma deve arrendersi a uno straripante David Gaudu. Si inserisce anche nella fuga verso Oudense, ma nel finale mostra di avere ormai esaurito le sue energie per questa stagione in cui, a conti fatti, è ampiamento promosso. Anche perché, a differenza dell’anno scorso, quando serve, si mette a lavorare per la squadra senza lamentarsi.

Ivan Sosa (Ineos Grenadiers), 6: Lui stesso ha dato cinque come voto alla sua stagione. Noi siamo più generosi perché non si può trascurare il successo di tappa di Lagunas de Neila, dove si mette alle spalle Mikel Landa e Remco Evenepoel. Come lui stesso ha ammesso, era invece lecito attendersi di più sulle strade della Vuelta, quando raramente riesce a dare un aiuto concreto a Carapaz. Per quest’anno, visto anche le condizioni particolari della stagione, ci si può accontentare, ma il prossimo anno bisognerà cambiare marcia, anche perché il team continua a rinforzarsi e lui rischia di rimanere tagliato fuori dai ruoli più importanti.

Robert Stannard (Mitchelton-Scott), 5,5: Sembra diventato un tabù l’appuntamento con la prima vittoria da pro. Nella sua seconda stagione nel World Tour, il corridore australiano resta ancora una volta a secco, nonostante abbia alcune buone opportunità, soprattutto nelle corse italiane. Se il secondo posto al Giro di Toscana è figlio soprattutto della superiorità di Gaviria, il terzo posto del Giro dell’Appenino rappresenta una delusione, visto l’enorme lavoro della squadra in suo favore. Alla Vuelta fa il suo debutto in un GT, ma riesce a lanciarsi soltanto in un paio di volate, ottenendo come miglior risultato il quinto posto di Suances. Crescerà.

Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), 6: Il lockdown fa calare un po’ una stagione fino a quel momento più che buona. A febbraio arriva infatti il successo alla Omloop Het Nieuwsblad (che lui stesso ha definito la vittoria più bella della sua carriera) e un quinto posto alla Kuurne-Bruxelles- Kuurne. Nella seconda parte di stagione, dopo un quinto posto all’Europeo, è uno dei tre velocisti della Trek-Segafredo. La pluralità di sprinter, però, sembra causa più confusione che opportunità in casa Trek, tanto che sembra eccellere di più quando lancia la volata a Mads Pedersen che quando sprinta in prima persona, visto che il suo miglior risultato in volata è un quinto posto (il terzo posto nella diciannovesima tappa arriva grazie a una fuga).

Zdenek Stybar (Deceuninck-QuickStep), 5,5: Di certo non la sua stagione migliore. Fa in tempo a vincere l’unica gara della sua stagione alla Vuelta San Juan, prima che comincia un anno di costanti alti e bassi. Nel post-lockdown fa sesto alle Strade Bianche e secondo ai campionati nazionali prima che un infortunio lo costringa a saltare il Tour. Torna per la campagna delle Classiche, che però non porta i frutti sperati, e per la Vuelta, dove si ritaglia una sola giornata da protagonista, non riuscendo però a trionfare nello sprint a tre di Ourense vinto da Wellens. A dimostrazione delle difficoltà della sua stagione, ha deciso di saltare anche la stagione del ciclocross.

Ben Swift (Ineos Grenadiers), 6,5: Tra le note più liete del Giro d’Italia. Sulle strade della corsa rosa è una sorta di versione britannica di Peter Sagan, che si lancia negli sprint e anche sui percorsi da classiche ed è proprio la presenza dello slovacco che gli nega l’impresa verso Tortoreto. Quando può, poi, lavora anche in salita, dando dunque anche il suo contributo al successo finale di Tao Geoghegan Hart. A dimostrazione delle sue grandissime tre settimane c’è la classifica finale, che lo vede in diciottesima posizione, lui che di certo non è uomo da GT.

LETTERA T

Rein Taaramae (Total Direct Energie), 5: Davvero poco da dire sulla stagione dello scalatore estone, che non trova mai piazzamenti rilevanti nei 30 giorni di gara disputati. In particolare, dopo il lockdown si ritira da tre delle quattro corse a cui partecipa, non venendo nemmeno selezionato dal suo team per il Tour de France. Il prossimo anno il cambio di squadra potrebbe aiutarlo a rilanciarsi.

Niki Terpstra (Total Direct Energie), sv: L’età forse inizia a anche farsi sentire per il 36enne neerlandese, che non riesce praticamente mai a mettersi in mostra in quest’annata sfortunata, pesantemente condizionata da una brutta caduta a giugno che lo costringe ad un mese senza bici. Sarà in grado, nel 2021, di tornare competitivo nelle corse a lui più congeniali?

Natnael Tesfatsion (NTT Contintental), 6,5: A neanche 21 anni, il giovane eritreo è grande protagonista ad inizio stagione sia alla Tropicale Amissa Bongo, chiusa al secondo posto con una vittoria di tappa, sia al Tour du Rwanda, dove conquista la quarta frazione e la classifica finale. Nella seconda parte dell’anno si vede meno, ma gli ottimi risultati ottenuti bastano per fargli guadagnare il primo contratto da professionista con l’Androni-Sidermec.

Mike Teunissen (Jumbo-Visma), 5,5: Solo 15 giorni di gara per il 28enne neerlandese, spesso sfortunato nei momenti decisivi di questa stagione, iniziata con un sesto posto alla Omploop het Nieuwsblad e subito fermata dal lockdown. Una caduta poco prima che ricomincino le gare lo costringe a saltare tutto il mese di agosto e il Tour de France dove aveva brillato un anno fa, mentre tra settembre e inizio ottobre conquista qualche buon piazzamento a Tirreno-Adriatico e BinckBank Tour, anche se poi è costretto a rinunciare al Giro delle Fiandre per via dell’influenza. Avrà certamente l’opportunità di riscattarsi il prossimo anno.

Dylan Teuns (Bahrain-McLaren), 5,5: Alti e bassi nella stagione del belga, che inizia bene l’annata con diversi piazzamenti tra Volta Valenciana e Vuelta a Andalucia, dove riesce anche ad alzare le braccia al cielo nell’ultima tappa. Dopo il lockdown, invece, fatica a trovare la condizione migliore anche a causa di un problema alla schiena, che lo costringe a saltare il Tour. Migliora nel finale dell’anno, quando nelle classiche del Nord sfiora la top ten a Freccia del Brabante e Giro delle Fiandre, centrandola alla Gand-Wevelgem; buoni risultati, ma non abbastanza per un corridore di talento come lui per meritarsi la sufficienza, ma che confermano ancora una volta la sua duttilità.

Edward Theuns (Trek-Segafredo), 5,5: Un sesto posto nella terza tappa del Tour de France e un quinto ai campionati nazionali sono i migliori risultati della stagione del belga che, d’altra parte, alla Grande Boucle (ma anche in altre gare) non può quasi mai giocarsi le proprie carte dato che si ritrova spesso a tirare la volata o scortare i capitani . Con più corse nel 2021 (se tutto andrà bene) rispetto a quest’anno, potrebbe tornare a dire la sua.

Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), sv: Per quasi tutta la stagione, le sue prestazioni sono a dir poco scadenti (tant’è che la squadra lo dirotta dal Tour de France al Giro d’Italia) ma, proprio nel momento in cui si iniziava finalmente a vedere il miglior Thomas, la sfortuna ci mette lo zampino. Dopo una Tirreno-Adriatico conclusa in seconda posizione e la cronometro iridata di Imola chiusa ai piedi del podio, infatti, la Corsa Rosa del britannico inizia molto bene grazie ad un quarto posto nella crono inaugurale di Palermo, miglior risultato tra tutti gli uomini di classifica. Purtroppo per lui, considerato il favorito al successo finale, la malasorte si palesa in una borraccia vagante nel tratto di trasferimento della terza tappa, che causa una caduta che costringe il 34enne al ritiro il giorno successivo. Non sappiamo come sarebbe andata ma, data la forma che stava dimostrando, avrebbe potuto certamente essere protagonista di una grande corsa.

Antwan Tolhoek (Jumbo-Visma), sv: Lo scalatore neerlandese non riesce praticamente mai a mettersi in mostra durante questa annata, nella quale comunque corre anche molto poco. L’unico piazzamento di rilievo avviene al Lombardia, disputato al servizio di George Bennett e chiuso al dodicesimo posto. Rimandato al prossimo anno.

Anthony Turgis (Total Direct Energie), 7: Il francese è protagonista di buoni piazzamenti sin dalle prime gare dell’anno, quando sfiora la vittoria nella prima tappa del Tour du Var, mentre al Tour de France si lancia nelle volate concludendo nella top ten la frazione inaugurale di Nizza. È però nelle classiche del Nord di fine stagione che il 26enne si mette particolarmente in mostra, cogliendo un ottavo posto alla Freccia del Brabante ma, soprattutto, un quarto al Giro delle Fiandre, piazzamento di prestigio che fa pensare per lui ad un futuro da protagonista in corse di questo tipo.

Matteo Trentin (CCC), 6: Per la prima volta dal 2013, il vicecampione del mondo 2019 termina l’anno senza successi ma, sin dall’inizio della stagione, non mancano le occasioni in cui prova a lasciare il segno. Al Tour de France, poi, è tra i protagonisti della battaglia per la Maglia Verde, dove lotta con coraggio e generosità contro corridori più veloci di lui, chiudendo in terza posizione questa speciale graduatoria. Conclude un’annata avara di risultati (ma da premiare con la sufficienza per la combattività dimostrata) nelle corse del Nord, dove ottiene un buon terzo posto alla Gand-Wevelgem dopo una gara scoppiettante.

LETTERA U

Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 7,5: Stagione ottima per il 31enne che, nonostante diversi giorni di gara in meno, conquista due vittorie in più rispetto allo scorso anno. Alla fine, il bottino è di cinque successi, ma per diversi mesi sono numerosissimi i piazzamenti di cui è protagonista il toscano, che in un modo o nell’altro trova sempre qualcuno che lo batte. Finalmente, la tanto agognata vittoria arriva a settembre, nella prima frazione del Giro del Lussemburgo, corsa che poi finirà per conquistare insieme ad un’altra tappa permettendogli così di affrontare il Giro d’Italia con più serenità. Tant’è che il successo nella Corsa Rosa giunge subito, ad Agrigento, nella seconda giornata di gara, battendo nientemeno che Peter Sagan; impresa poi replicata una decina di giorni dopo a Monselice, quando è la Maglia Rosa Joao Almeida a doversi accontentare della seconda piazza. Purtroppo, la sua bella annata si chiude con una brutta notizia: una miocardite che lo costringerà a diversi mesi lontano dalla bici e dalle gare.

Rigoberto Uran (EF Pro Cycling), 5,5: Anche quest’anno non arrivano risultati di rilievo per il colombiano, che prima del lockdown corre solo il Tour Colombia in appoggio ai suoi compagni di squadra, che finiranno per monopolizzare il podio, mentre lui è ancora alle prese con il recupero dall’infortunio dell’anno precedente. Dopo la sosta forzata, partecipa senza brillare al Giro del Delfinato, facendo presagire per lui un Tour de France anonimo; tuttavia, alla Grande Boucle il 33enne migliora con il passare delle tappe, salendo addirittura sul podio virtuale al termine della seconda settimana. Le ultime giornate, però, lo vedono di nuovo scivolare indietro, portandolo a chiudere la corsa all’ottavo posto, peggiorando di una posizione il piazzamento dello scorso anno.

LETTERA V

Michael Valgren (NTT), 5: Un’altra annata deludente per il danese. Dopo il brutto 2019, anche il secondo anno alla NTT è un fallimento per il corridore scandinavo, che era arrivato nella compagine sudafricana sulla scia del successo alla Amstel 2018. Di quel corridore, però, raramente si è vista traccia nel biennio successivo. Nello specifico di questa stagione non è mai protagonista alle Classiche, in nessun periodo della stagione, né al Tour. Al mondiale invece fa un buon undicesimo posto, dopo aver corso in supporto al compagno Jakob Fuglsang, mentre alla Vuelta colleziona un quinto posto di tappa ad Aramon Formigal dopo essersi inserito nella fuga e un ottavo posto in volata a Ciudad Rodrigo. I migliori risultati della stagione sono questi e non sono sufficienti a promuoverlo, ma sono bastati per convincere la EF a offrirgli un contratto per il 2021. È necessario un immediato cambio di marcia.

Alejandro Valverde (Movistar), 6: Fa il compitino. Il fatto che non vince da quattrocento giorno è già indicativo di quanto questa particolare stagione sia stata difficile per lui, come per quasi tutti quelli della sua generazione. L’ex campione del mondo, però, ha saputo anche far fruttare la sua esperienza, mettendola al servizio dei compagni e contribuendo, sia di gamba che di testa, alla crescita e i risultati di Enric Mas, capace di centrare due top 5 in due GT. Alla Vuelta, poi, riesce anche a conquistare la top 10 in prima persona, un risultato che ottiene per la ventesima volta in carriera nei GT (numero record) e che non può farci bocciare la sua stagione.

Wout Van Aert (Jumbo-Visma), 9,5: Fa tutto e lo fa sempre con il piglio del fuoriclasse. A inizio agosto in una settimana prima domina la tanto agognata Strade Bianche e poi conquista la Milano-Sanremo, prima monumento della sua carriera, battendo in volata il campione uscente Julian Alaphilippe. Già lì sembra di essere davanti a un prodigio, che pare confermarsi vincendo anche una tappa del Giro del Delfinato. Il vero capolavoro, però, lo fa al Tour, dove vince due tappe e soprattutto lo si vede spesso fare il ritmo in salita per il capitano Primoz Roglic, arrivando spesso a fare una selezione importante, tanto che alla fine sarà ventesimo in classifica generale, dopo aver anche conquistato due tappe. Alla fine della stagione arrivano anche due argenti mondiali e un secondo posto al Giro delle Fiandre dopo una volata al fotofinish con l’eterno rivale Mathieu van der Poel, che sicuramente vorrà riscattare nel prossimo anno. È già un fenomeno, ma il paradosso è che pare diventare ancora molto più forte.

Greg Van Avermaet (cCC) 5,5: Un altro veterano del gruppo che resta a secco. Il campione olimpico non riesce a portare a casa risultati e, a conti fatti, la convivenza con Matteo Trentin non sembra aver portato vantaggi né a lui, né all’azzurro, e ha causato persino delle incompresioni alla diciannovesima tappa del Tour che Van Avermaet ha chiuso quarto nonostante una tattica di squadra che non ha aiutato nessuno dei due capitani. Al belga va riconosciuto poi il grande sforzo durante il lockdown nella trattativa tra dirigenza e corridori sulla questione stipendi, che potrebbe anche avergli fatto perdere delle energie nervose che gli sarebbero potute tornare utili alla ripresa della stagione.

Dylan Van Baarle (Ineos), 6: Bravo a spendersi per il team. Il corridore neerlandese, infatti, ha avuto poche occasioni per brillare in prima persona, ma è riuscito comunque a ottenere buoni piazzamenti, come il quinto alla Cadel Evans Great Ocean Race e l’ottavo al Giro del Fiandre arrivando nel gruppetto che si è giocato il podio. Il resto è tanto lavoro al servizio dei compagni, prima al Tour e poi alla Vuelta, dove avrebbe anche una giornata di libertà, ma a Ourense non riesce a far meglio del quarto posto.

Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix), 9: I suoi successi sono quelli che regalano più emozioni. Nei primi giorni dopo il lockdown i successi di Van Aert lo mettono un po’ in ombra, tanto da far passare sotto traccia anche un decimo posto al Lombardia, che tra le monumento è forse quella meno nelle sue corde. Il primo successo è quello ottenuto ai campionati nazionali dei Paesi Bassi con un attacco ai -40. Alla Tirreno-Adriatico, invece, il successo nella tappa di Loreto arriva con un numero nel finale, con buona pace del povero Matteo Fabbro, che assaporava già il sapore del successo, prima di essere travolto da un ciclone in maglia Alpecin-Fenix. Si regala poi anche il successo nella classifica generale del BinckBank Tour, dopo aver vinto l’ultima tappa con il marchio della casa, ovvero un’impresa attaccando da lontano. Probabilmente però tutti questi successi insieme non hanno il valore della vittoria del Giro delle Fiandre, che oltre a essere la prima Monumento in carriera, arriva battendo in volata l’eterno rivale Wout Van Aert dopo una lunga fuga a due, probabilmente proprio come nei suoi sogni più belli. Lui e Van Aert ci faranno divertire ancora per tanti anni.

Tejay Van Garderen (EF), sv: Ormai non ha più un ruolo da protagonista. Il corridore della EF corre Tour e Vuelta, ma raramente si sente parlare di lui, che quando può si mette al servizio dei compagni.

Danny Van Poppel (Circus-Wanty Gobert), 6: Una buona stagione per prepararsi al ritorno nel World Tour. Il velocista belga, infatti, nel suo primo anno alla Wanty Gobert (che il prossimo anno correrà con licenza World Tour) ha ottenuto interessanti piazzamenti (ad esempio il quinto posto alla Milano-Torino o quelli nelle volate del BinckBankTour) e un successo, alla Gooikse Pijl. Ha vissuto anche stagioni migliori, ma questa di certo non si può bocciare, sapendo però che il prossimo anno sarà necessario compiere uno step in più.

Jelle Vanendert (Bingoal-Wallonie Bruxelles), sv: Non riesce mai a raggiungere la forma migliore. Non lo si vede mai tra i protagonisti e il miglior risultato stagionale è un dodicesimo posto alla Freccia Vallone, una delle sue corse preferite. Il passaggio a un team Professional dopo molti anni e la stagione particolare rendono comunque di fatto ingiudicabile la sua stagione.

Sep Vanmarcke (EF), 5: Stavolta non arriva la vittoria a salvare la stagione. Il suo 2019, pur deludente nel complesso, gli aveva portato in dote almeno la vittoria della Bretagne Classic, mentre la stagione 2020 è stata deludente dall’inizio alla fine. L’unica notizia di rilievo nella sua stagione è la firma con la Israel Start-Up Nation fino al 2023.

Andrea Vendrame (Ag2r La Mondiale), 7: Che debutto nel World Tour per il corridore veneto. Nella prima stagione in maglia Ag2r il corridore italiano si conferma molto duttile, forse persino più del previsto, e fa risultati in corse di vario genere. Oltre agli sprint mossi, ovvero quelli più adatti alle sue caratteristiche, si lancia spesso anche nelle volate più pure, persino in una corsa importante come il Giro ottenendo delle top 10, tra cui un quarto posto a Villafranca Tirrena. Sulle strade della corsa rosa, però, inserendosi in alcune fughe, è protagonista persino nelle tappe di montagna, arrivando a chiudere quinto la tappa del Sestriere. Il suo 2020 è rovinato dal brutto episodio di cui è stato vittima qualche giorno fa e per il quale gli rinnoviamo la nostra solidarietà.

Julien Vermote (Cofidis), 5: Al momento è uno dei corridori del World Tour senza contratto per il 2021. Basta questo per far capire che il suo 2020 non è stato all’altezza dei giorni migliori. Del corridore che qualche anno fa macinava chilometri su chilometri prendendosi vento in faccia quest’anno non c’è stata quasi mai traccia. L’anno prossimo cambierà nuovamente aria (perché i team interessati a lui comunque non mancano) e potrà avere un’altra occasione per rilanciarsi.

Carlos Verona (Movistar), 6: La seconda stagione in maglia Movistar si conferma più o meno sugli stessi livelli della prima. Lo spagnolo è una pedina tattica importante per il team, che può usarlo in salita e spesso lo fa mandandolo in avanscoperta per farlo trovare poi come punto di appoggio ai propri capitani, soprattutto alla Grande Boucle. Proprio grazie a una fuga sulle strade del Tour ottiene il miglior risultato stagionale, che è un terzo posto di tappa ottenuto grazie a una fuga.

Giovanni Visconti (Vini Zabù KTM), sv: Una tendinite lo ha bloccato mentre stava lottando per la maglia azzurra. Se avesse conquistato la classifica scalatori del Giro avrebbe sicuramente ottenuto un voto positivo, ma l’infortunio rende difficile attribuire un voto alla sua stagione. Resta comunque il nome simbolo nel panorama dei team Professional italiani e, in vista del prossimo anno, desta grande curiosità il suo passaggio dalla Vini Zabù alla Bardiani.

Elia Viviani (Cofidis), 5: Una stagione deludente per il velocista veronese. La Cofidis aveva fatto di lui l’uomo simbolo del nuovo progetto ma, un po’ per responsabilità sue, un po’ delle squadre e anche per alcuni infortuni, il 2020 è stato un vero e proprio flop. Nessun successo stagionale per la prima volta in carriera, nonostante la partecipazione a Tour e Giro, è indicativo di quanto questa stagione sia stata negativa per lui.

Aleksandr Vlasov (Astana), 8,5: Una delle più grandi rivelazioni della stagione. Il classe ’96 inizia subito bene vincendo una tappa al Tour de la Provence, ma è nel post-lockdown che si fa davvero notare. Alla Mount Ventoux Dénivelé Challenge vince mettendosi dietro nomi importanti, tra cui Richie Porte che poche settimane dopo salirà sul podio del Tour, e al Giro dell’Emilia si impone battendo nel finale Joao Almeida, che sarà uno dei protagonisti principali al Giro d’Italia. Proprio al Giro, il russo vive il suo momento peggiore ritirandosi, forse in maniera prematura, nella prima tappa in linea, dopo essere arrivato lì come prima alternativa a Fuglsang dopo una buona Tirreno-Adriatico. Il team decide di portarlo anche alla Vuelta e lui ripaga la fiducia. Nel GT iberico non arriva il successo, né la top 10 (per soli due secondi), ma è spesso protagonista e pedala con i migliori in salita, concludendo ad esempio in seconda posizione la tappa dell’Angliru. Anche il suo è un nome che ricorrerà spesso in futuro.

Alexis Vuillermoz (Ag2r La Mondiale), 5: Finisce senza exploit l’avventura tra Alexis Vuillermoz e Ag2r. Il classe ’88, infatti, il prossimo anno passerà alla Total Direct Energie dopo una stagione in cui non è mai stato protagonista, nonostante la partecipazione al Tour de France. Gli farà sicuramente bene una scossa per rilanciare la sua carriera.

LETTERA W

Luca Wackermann (Vini Zabù – KTM), 7: Tornato a correre dopo un 2019 sfortunato, nel corso di questa stagione è riuscito a riscattarsi vincendo il Tour du Limousin e disputando un buon Giro d’Italia. Dopo il quinto posto benaugurante di Agrigento, la sua avventura si è però interrotta soltanto al quinto giorno a causa di alcune transenne “volanti” a Camigliatello Silano, interropendo sul più bello una stagione che sembrava finalmente sorridergli dopo una carriera sinora complicata.

Max Walscheid (NTT Pro Cycling), 5,5: La prima stagione con la formazione sudafricana non è stata molto proficua per il velocista tedesco che, ad eccezione del Tour de Langkawi, non lascia mai il segno. Anche al Tour de France dopo il ritiro di Nizzolo non riesce a lasciare il segno, non andando oltre il decimo posto di Parigi. Da un corridore come lui ci si aspetta sicuramente di più, anche se le attenuanti non mancano.

Pieter Weening (Trek-Segafredo) sv: Approdato alla Trek-Segafredo soltanto a giugno, non ha potuto lasciare il segno visto l’infortunio che dopo appena cinque tappe lo ha costretto al ritiro dal Giro d’Italia in appoggio a Vincenzo Nibali.

Tim Wellens (Lotto Soudal), 7: Stagione corta, ma proficua per il 29enne belga che brilla soprattutto nelle corse a tappe. Se nelle classiche infatti sembra fallire completamente l’appuntamento, ai buoni piazzamenti degli eventi precedenti fa seguito una ottima Vuelta a España, in cui riscatta tutte le difficoltà precedenti. Grazie a due splendide fughe conquista infatti ben due frazioni della corsa iberica, indossando anche per alcuni giorni la maglia a pois azzurri, confermando tutte le proprie qualità offensive.

Mike Woods (EF Pro Cycling), 7: Gli anni passano, ma l’emergente canadese resta una garanzia. Sempre con i migliori negli appuntamenti che contano, malgrado una buona dose di sfortuna, ha l’unico rammarico di non essere riuscito a giocarsi la maglia iridata come avrebbe voluto, ma nelle altre corse si fa trovare presente. Sale infatti sul podio alla Freccia Vallone e alla Vuelta a España è tra i protagonisti dopo un inizio difficile. Vince infatti una tappa ed è di ottimo supporto al capitano, confermandosi tra i migliori scalatori del panorama internazionale.

LETTERA Y

Adam Yates (Mitchelton-Scott), 5,5: Proprio quando ci aspettava da lui un salto di qualità ulteriore, il britannico non riesce a portare a termine la missione Tour de France. Dopo una buona prima settimana, in cui va anche ad indossare per qualche giorno la Maglia Gialla cede progressivamente terreno chiudendo soltanto al nono posto, di certo non il risultato sperato. La vittoria ad inizio stagione all’UAE Tour non salva di certo la stagione, rendendola casomai anche più amara per certi versi…

Simon Yates (Mitchelton-Scott), sv: Tutto stava andando alla perfezione verso il Giro d’Italia, con il successo alla Tirreno – Adriatico che confermava la buona crescita post-lockdown, poi la Corsa Rosa lo vede cominciare a cedere terreno, fino alla positività al coronavirus che, di fatto, chiude la sua evidentemente ingiudicabile stagione.

LETTERA Z

Ilnur Zakarin (CCC), 5,5: L’impegno e la grinta ci sono, ma si scontrano contro quelli che ormai sembrano essere limiti più mentali che fisici. In salita non è forse più quello di un tempo, ma comunque mostra di poter ottenere risultati importanti; purtroppo per lui le discese continuano ad essere una croce dalla quale non riesce a disfarsi… Anche la sfortuna ci ha messo comunque ancora una volta il suo zampino.

Edoardo Zardini (Vini Zabù-KTM), 5,5: Non la stagione migliore del veronese, che ci prova quando può, ma non ha la gamba dei giorni migliori, dovendo spesso lottare per posizioni di rincalzo, senza riuscire ad esprimersi come vorrebbe. Mette in mostra la maglia, tuttavia quest’anno non riesce a fare molto di più.

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