I Volti Nuovi del Gruppo, Kevin Colleoni: “Fa un certo effetto correre contro Nibali, di cui avevo il poster in casa”

Kevin Colleoni si prepara al debutto nel mondo del professionismo. E proprio il classe ’99, che ha firmato con la Bike Exchange il suo primo contratto tra i big, è il corridore di oggi per la nostra rubrica I Volti Nuovi del Gruppo, pensata per far conoscere i giovani in rampa di lancio ai tifosi. Figlio d’arte (la madre, Imelda Chiappa, è stata argento ad Atlanta ’96), il bergamasco vuole farsi spazio tra i professionisti dopo tanti piazzamenti interessanti tra gli under 23, soprattutto nelle classiche mosse. Il terzo posto finale al Giro d’Italia under 23 2020 conferma anche la sua resistenza nelle corse a tappe, mentre la top ten nel Piccolo Lombardia 2020 lo lancia anche per le monumento più dure. La redazione di SpazioCiclismo lo ha intervistato in esclusiva.

Che tipo di corridore sei?

Fino ad ora uno scalatore, un passista-scalatore. Quest’anno bisognerà vedere, è un nuovo mondo e ci si scopre pian piano.

A che età hai iniziato a correre in bicicletta?

A sei anni, quando ero G1.

Ti sei avvicinato al ciclismo anche perché è una passione di famiglia, tua mamma ha vinto un argento olimpico ad Atlanta ’96. Come hai vissuto questa passione in famiglia?

Fin da piccolo sono sempre stato abituato ad andare in bicicletta, ma sempre come un gioco e un divertimento. Non è mai stato un obbligo, non mi hanno mai messo pressione sui risultati. La mia famiglia non mi ha mai creato problemi o pressioni, sono sempre cresciuto tranquillo e questo mi ha aiutato molto.

Qual è stato il tuo momento finora nel ciclismo?

Il 2020 in generale è stato il migliore per me. Il risultato migliore credo sia stato il terzo posto al Giro d’Italia Under 23.

Per il tuo passaggio hai scelto il Team BikeExchange. Come mai questa scelta, in un team con pochi italiani?

È un treno che passa una volta nella vita, l’ho voluto cogliere al volo. Non c’è una squadra World Tour italiana, non guardo tanto a chi c’è in squadra. Penso che più o meno si equivalgano tutte nel World Tour.

La squadra ha vissuto tanti cambiamenti nell’ultimo anno. Che ambiente hai trovato?

Ho trovato un bellissimo ambiente, sia con i corridori sia con lo staff. Sono molto gentili, ti aiutano in tutto. È un ambiente sereno e molto bello, mi aiuterà a cercare risultati con maggiore tranquillità.

Hai già stabilito il tuo programma per questa stagione?

Sì, avrei già dovuto iniziare a Maiorca, ma la gara è saltata. Ora dovrò fare l’UAE Tour, poi alcune corse in Italia a marzo. Dopo si vedrà man mano.

Sai già che ruolo potresti avere in squadra?

L’obiettivo principale sarà fare esperienza e aiutare i compagni. Poi ogni gara è una storia a sé, si vedrà.

Com’è stato il primo impatto con il professionismo?

È tutta un’altra organizzazione. Sei servito in tutto, devi allenarti e mangiar bene. Per il resto si ha tutto. Ti mettono nelle condizioni migliori per allenarti in tranquillità. Ho conosciuto la maggior parte dei compagni, l’impatto sembra buono. Sono contento.

Hai legato con qualcuno in particolare?

Conoscevo già Konychev ed eravamo già amici. Eravamo in tanti, una trentina, quindi è stato quasi difficile conoscere tutti.

Cosa cambia per un neoprofessionista debuttare in una stagione così particolare, anche a livello di calendario, come questo 2021? Credi che questo possa essere uno svantaggio?

Non saprei rispondere, so solo che tutte le gare che si riusciranno a fare saranno buone occasioni per fare esperienza. Questo è l’obiettivo del primo anno. Qualsiasi corsa è importante, bisogna dare il massimo in tutte.

Sai già se potrei correre in un Grand Tour quest’anno? In quale ti piacerebbe debuttare?

Sicuramente non correrò né Giro né Tour. Poi valuteremo, a seconda di come vado durante la stagione, se fare la Vuelta. Per ora sono solo idee, non c’è niente di sicuro. Mi piacerebbe correre il Giro d’Italia, per un italiano è la corsa più importante. Ma ci sarà tempo, bisogna partire dalle corse minori per arrivarci.

Quale corsa sogni di vincere in carriera?

Il Giro di Lombardia. Mi piacerebbe correrlo già quest’anno, perché si tiene sulle strade di casa, in cui mi alleno.

Chi era il tuo idolo dell’infanzia?

A casa ho il poster di Ivan Basso e Vincenzo Nibali. Con Nibali ho avuto anche occasione di correrci insieme. Quando correvano insieme in Liquigas ero un loro gran tifoso.

Che sensazione è incontrarli alle corse, uno come d.s. e l’altro in gruppo con te?

Fa un certo effetto. Però in corsa non si guarda molto a chi è davanti o chi è dietro, si corre e basta. Si dà il massimo e non ci si fa condizionare da queste cose.

Vuoi lanciare qualche messaggio ai giovani?

Vorrei dire di divertirsi. I giovani devono correre divertendosi senza la pressione del risultato, è quello l’importante. Poi se i risultati arriveranno bene, ma non è la cosa che conta.

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