Trek-Segafredo, Jacopo Mosca: “Mi piacerebbe vincere una tappa di un GT. Quest’anno rivedremo il vero Nibali”

Jacopo Mosca è pronto per il proprio debutto stagionale. Il corridore della Trek-Segafredo è riuscito a mettersi in mostra nella scorsa stagione con diversi piazzamenti e riparte quest’anno con la consapevolezza di poter avere un ruolo importante in squadra, sia in appoggio ai capitani sia, alle giuste condizioni, per cercare qualche soddisfazione personale. Il piemontese ha il suo debutto stagionale oggi alla Clasica de Almeria 2021, dopo che i diversi cambiamenti di calendario ne hanno modificato l’esordio. La redazione di SpazioCiclismo lo ha intervistato in esclusiva per parlare dei risultati del 2020 e dei suoi obiettivi per questa stagione.

Il 2020 è stata una stagione molto buona per te, si può dire che sia stata la stagione migliore finora?

Sicuramente sì, anche se è stata una stagione strana per la pandemia e tutto. Io però sono cresciuto tanto, ho ottenuto anche piazzamenti inaspettati. In otto giorni ho fatto quattro volte quarto. Almeno una poteva anche andare meglio… Ma sinceramente non mi aspettavo di potermi trovare a lottare per delle corse o pensare a un finale di corsa. Per me è stata una bella sorpresa, anche se dentro di me ci ho sempre sperato. Ma un conto è sperarci e un conto è pensare di poterlo fare veramente.

Pensi che questi risultati possano darti maggiore spazio in questa stagione?

La mia priorità rimane comunque supportare gli altri. Sicuramente in altre corse in cui posso avere una possibilità vedrò di farmi trovare pronto per poterla cogliere.

Ci sei quasi riuscito nella diciannovesima tappa del Giro d’Italia 2020. Com’è andato quel giorno?

Quel giorno è stato abbastanza caotico, ancora oggi non si capisce quale sia stato il vero scenario. Quando siamo ripartiti era logico che la tappa sarebbe stata esplosiva, è stata una sorpresa trovarsi in fuga dopo un chilometro. Nel finale poi c’era uno sparo buono: purtroppo lo ha trovato Cerny, dietro ci siamo guardati un attimo di troppo e lui ha preso quei secondi impossibili da recuperare.

Conosci già il tuo programma stagionale?

Sì, inizierò con la Clasica d’Almeria, poi dovrei andare alla Clasic d’Ardèche, poi il Laigueglia a marzo. Come Grand Tour potrei fare il Giro, ma si vedrà con il passare delle corse.

Personalmente, quale corsa ti piacerebbe vincere?

Siccome non ci ho mai neanche pensato che potesse succedere, non saprei dire. Però ovviamente sogno di vincere una tappa in un grande giro.

E quale ti ha emozionato di più finora?

La penultima tappa del Giro d’Italia 2020, in cui siamo passati proprio davanti a casa mia. L’ho corsa tutta con la pelle d’oca.

La tua carriera è un po’ particolare perché dopo le prime due stagioni da professionista hai avuto un anno in una Continental, non trovando uno spazio tra le Professional. Non hai mollato e hai trovato un contratto in una World Tour. Com’è stato questo continuo saliscendi?

Dopo i due anni in Wilier sapevo che non era giusto essere rimasto senza contratto e che erano state fatte scelte sbagliate, o almeno che ritengo fossero sbagliate. Ma ho sempre detto che andava fatto un anno intero bene, senza problemi fisici. Ho quindi iniziato con la D’Amico, poi è arrivata la chiamata della Trek per una serie di fortune e perché avevo fatto lo stage nel 2016. Loro hanno tenuto in considerazione ciò che avevo fatto vedere.

La tua storia testimonia un po’ le difficoltà del ciclismo italiano nel dare spazio ai giovani, con solo quattro team Professional, di cui nessuno World Tour.

Sicuramente, poi c’è da dire che quando sei in difficoltà a volte vengono fatte scelte poco comprensibili. Con così poche squadre gli spazi sono ridotti.

La Trek-Segafredo sta continuando a rinforzarsi con giovani italiani interessanti, Antonio Tiberi su tutti. Come lo vedi?

Avevamo già conosciuto Tiberi al training camp l’anno scorso e ho corso con lui, si vede che ha talento. Questo secondo me è l’ambiente migliore per farlo crescere con tranquillità e con la giusta responsabilità. Non credo starà solo a seguire e guardare, ha tutti gli spazi per venire su bene.

In squadra tra l’altro avete il campione del mondo 2019 Pedersen.

Tra l’altro io sono arrivato un mese prima del mondiale che ha vinto. Prima lo conoscevo come corridore, eravamo anche andati in fuga insieme alla Tirreno-Adriatico, ma non personalmente. Quando l’ho conosciuto l’anno scorso si è rivelato un ragazzo tranquillo e non è cambiato da campione del mondo né dopo. Un ragazzo solare, simpatico, un po’ matto… Un gran compagno di squadra e un grande leader quando lo deve essere.

Come vedi invece Vincenzo Nibali per questa stagione? L’anno scorso ha forse sofferto una stagione particolare.

Riguardo l’anno scorso si è detto e ridetto tanto. Durante quest’anno rivedremo quello che tanti pensano di non aver visto l’anno scorso. Io sono tranquillo, lo rivedremo dove dev’essere e dove è sempre stato.

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