La morte di Samuele Privitera riapre dolorosamente il dibattito sulle radioline. Se inizialmente si era parlato di un malore, a causare lo sbandamento del corridore della Hagens Berman Jayco è stato un dosso stradale che gli ha fatto perdere il controllo della bici e poi finire contro il cancello dove si è schiantato ad altissima velocità. Un impatto fatale che poteva forse essere evitato se il 19enne fosse stato avvertito della presenza di un pericolo. Purtroppo, il 19enne ligure, così come tutti gli altri concorrenti, non sapeva nulla perché al Giro della Valle d’Aosta, per regolamento UCI, non è previsto l’uso delle radioline. Di conseguenza, malgrado RadioCorsa avesse avvisato del pericolo, i suoi direttori sportivi non hanno potuto farlo…
“Radiocorsa aveva avvisato i direttori sportivi dei dossi in discesa, perché anche loro avevano toccato sotto con la macchina – spiega Roberto Reverberi alla Gazzetta dello Sport – Purtroppo, senza radio non è stato possibile avvisare i ragazzi come facciamo di solito. E ci sono tante comunicazioni di questo tipo come attenzione mezzi parcheggiati, ponte stretto, curva pericolosa. Radiocorsa in Italia è una delle migliori, delle più professionali al mondo. Ma noi a chi dobbiamo dare queste informazioni, senza le radio? L’UCI dovrebbe riflettere su questo, perché le radio sono utili e possono servire a mettere maggiormente a conoscenza gli atleti delle insidie dei percorsi”.
A confermare il tutto e rilanciare la questione è Ilenia Lazzaro, nota commentatrice tecnica di Eurosport che per l’occasione sta lavorando proprio con RadioCorsa: “Sto svolgendo il servizio di radio corsa in questo Giro della Valle D’Aosta con Virgilio Rossi . spiega sui suoi social – E confermo che quel maledetto dosso l’avevamo segnalato, così come in altri frangenti di corsa vengono segnalate situazioni che pre allertano la carovana. Il compito di radio corsa non è solo dire chi è in testa, ma anche dare indicazioni su quelle che possono essere delle criticità di percorso quasi in tempo reale. Invito tutti a riflettere sulla reale utilità delle radioline da parte dei ds verso i loro atleti. Quando si parla di sicurezza non si scherza”.