Bahrain Merida, Haussler si racconta: “Ho passato momenti di depressione acuta”

Heinrich Haussler dimenticherà difficilmente questa stagione. Il corridore in forza alla Bahrain Merida ha timbrato il cartellino solamente alla Quatre Jours de Dunkerque in questo 2017 e i problemi a monte della sua assenza dalle competizioni risalgono a cause eterogenee. Oltre ad un doppio infortunio ad entrambe le ginocchia e alle necessarie operazioni chirurgiche – si è sottoposto all’ultimo intervento solamente due mesi fa – l’australiano ha sofferto di depressione. Il trentatreenne ha toccato contemporaneamente il fondo sia della sua carriera agonistica sia della sua vita privata, trovandosi a tratti né a vedere né a sperare nella luce in fondo al tunnel. La sua famiglia, la sua squadra e altre figure non hanno abbandonato il corridore che, grazie al loro aiuto, sta risalendo la china e si sta avvicinando ad un momento cruciale per il proseguo della sua vita da ciclista e non solo.

Haussler si è concesso, dalla sede del suo ritiro a St. Moritz, ai microfoni di Cyclingnews. Ha ripercorso schiettamente e senza veli gli stati d’animo e le speranze che si sono susseguiti nel corso degli ultimi mesi, rivelando anche come, a questo punto, la sua carriera può evolversi. “Non so come andrà, ma proverò a battere un colpo – esordisce l’australiano – Voglio tornare a correre e se ci riuscirò sarà un bene, altrimenti attaccherò la bici al chiodo. Ho passato momenti di depressione acuta. Non ho diluito i miei problemi nell’alcool, ma l’avrei fatto se questa situazione mi fosse capitata dieci anni fa. E’ stato difficile e uno psichiatra mi ha dato una mano. Ci sono stati dei periodi in cui soggiornavo a casa e i miei amici mi inviavano messaggi per provare a raggiungermi con una scusa, ma non replicavo. Per mesi mi son sentito disperato. Non volevo parlare con nessuno, stavo a casa solo rigirandomi nella mia miseria”, ammettendo le sue difficoltà con grande lucidità.

La fiamma che alimenta la depressione è difficile da spegnere e ogni tentativo per farlo appare debole e lontano dal portare risultati. Spesso, però, piccoli accorgimenti possono fare la differenza e guidare verso lidi più sereni. “All’inizio non credevo che pensare positivamente mi avrebbe aiutato, ma se ti senti intrappolato in una voragine e pensi sempre al peggio non c’è modo di risalire verso la superficie – prosegue l’ex IAM Cycling – Porto un esempio: se hai vinto un milione di dollari alla lotteria e ricevi un pugno in faccia questa offesa non la percepisci nemmeno, al contrario fa davvero male se sei intrappolato nei tuoi abissi. Alla fine della giornata l’infortunio non guarisce, ma la giusta mentalità aiuta”, chiude sentenziando.

Uno degli attori in gioco che ha supportato Haussler nelle sue difficoltà è stato il team in cui milita, la Bahrain Merida, che gli darà la possibilità di correre già alla EuroEyes Classic del 20 agosto. “La squadra mi ha supportato in tutto e per tutto ed è per questo che voglio correre ad Amburgo. Mi hanno rassicurato che se riesco a tornare a correre a un buon livello e i problemi al ginocchio cessano mi daranno l’opportunità di correre con loro anche l’anno prossimo”, rivela l’australiano, che prosegue: “La squadra mi darà ancora tempo e non sono obbligato ad ottenere un risultato ad Amburgo perchè mi son sottoposto all’ultima operazione solo sette settimane fa. Ho solo bisogno di tempo ma il problema è che non ne ho a disposizione. Lo scenario migliore sarebbe quello di trascorrere tre o quattro mesi per rimettermi, ma ciò non mi è possibile. Ho un solo anno sotto contratto, quindi devo rischiare per tornare a correre il prima possibile. Ciononostante, devo stare attento alla salute del mio ginocchio”. Fuori dal campo prettamente professionale, a tenere a galla il trentatreenne sono stati i familiari più cari: “Se non fossi stato circondato dall’affetto dei miei figli e della mia ragazza sarebbe stato molto peggio: sarei entrato in un vortice senza far più ritorno”, confessa.

Al momento Haussler si sta allenando senza sentire dolore. La speranza è quella di proseguire di questo passo, la minaccia si nasconde dietro la possibilità che i dolori tornino a farsi sentire. Valutata la sua età, i mesi a venire rappresentano un vero e proprio bivio per la vita professionale di Heinrich. “Ho 33 anni e sono conscio che nessuno mi darà un contratto se sono infortunato e posso correre tutto l’anno. Possono prendere un neo-pro al minimo salariale e farlo correre 100 giorni l’anno, perché questo è il modo in cui il ciclismo va. Se il dolore si allontana e mi sentirò capace di correre ai miei livelli giuro che sputerò sempre l’anima, andando a tutto gas in ogni gara nella quale sarò chiamato ad impegnarmi. Alcune persone potrebbero pensare che sia un idiota leggendo queste mie dichiarazioni, ma sono sincero e motivato”, rivela sicuro e determinato.

Vincitore di una guerra con il mostro annidatosi nella sua testa e reduce da un calvario fisico senza precedenti nella sua vita, Haussler è pieno di forza e di coraggio e non si trattiene nel dimostrarlo. Ciò che si trova a stringere al momento tra le mani è la speranza, che, sfortunatamente, da sola non porta frutti. Il risultato in forza al trentatreenne di quella che pare essere una crisi di mezza età è la consapevolezza di dare tutto se stesso per la sua causa e per quella del ciclismo, finchè gli sarà concesso di farlo. “Quando pensi che tutto andrà avanti per sempre ti accorgi che il tempo vola così velocemente – ammette l’ex Garmin – Sono diventato professionista nel 2005 ma sembra che ne sia passata poca di acqua sotto i ponti. A 33 anni, però, credo di avere ancora molto da dimostrare. Una volta terminata, la carriera finisce per sempre. So che quando la sveglia suonerà domattina non avrò vent’anni né tantomeno la possibilità di cominciare da zero”. In conclusione, Haussler chiude l’intervista con un pensiero che al contempo si profila come l’insegnamento che ha tratto dai suoi vissuti: “La vita è tanto difficile e tanto importante quanto tu vuoi che essa sia. Per me la bicicletta è come la mia famiglia: li amo, sono ciò che sono, sono la mia vita”.

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