Saluti a… Ryder Hesjedal, il primo canadese rosa

Il 2016 è stato l’ultimo anno da professionista per il ciclista canadese probabilmente più rappresentativo di sempre, Ryder Hesjedal. Reduce da una stagione sicuramente negativa, l’ormai ex corridore della Trek-Segafredo ha deciso di dire basta all’età di 36 anni, al termine di una carriera coronata da solamente cinque successi, ma di grande qualità. L’apoteosi è stata sicuramente il trionfo inaspettato al Giro d’Italia 2012, quando, contro ogni pronostico, riuscì a portarsi a casa la maglia rosa dopo tre settimane corse alla perfezione.
Nato a Vancouver il 9 dicembre 1980, Hesjedal si è avvicinato al ciclismo grazie alla mountain bike, specializzandosi in particolar modo nel cross country, disciplina che gli ha permesso di farsi conoscere dal grande pubblico. Individualmente non riuscirà mai a vincere l’oro ai mondiali di cross country, aggiudicandosi l’argento in tutte le categorie, nel 1998 tra gli juniores e nel 2001 tra gli under23, entrambe le volte preceduto dal futuro fuoriclasse Julien Absalon, mentre nel 2003 negli Elite verrà battuto da Filip Meirhaeghe. Le sue qualità però non sono passate inosservate e a 22 anni ha fatto l’importante salto verso il ciclismo su strada, aggregandosi alla squadra dei dilettanti della Rabobank. Nel 2004 riesce a passare professionista con una corazzata come la US Postal Service, che però dopo due anni senza grandi sussulti non gli rinnova il contratto. La stagione seguente è allora la squadra di Floyd Landis a dargli fiducia, la Phonak, che è tuttavia costretta a chiudere i battenti a fine 2006 a causa dello scandalo doping scatenatosi intorno al capitano statunitense durante il Tour de France. In un momento critico per il ciclismo, decide di fare ritorno in America alla Health Net (l’odierna UnitedHealthcare), con la quale corre principalmente gare e criterium nel territorio statunitense. La parentesi dura solo un anno, poiché già nel 2008 fa ritorno al ciclismo che conta, accasandosi al Team Slipstream, poi Garmin, con la quale riesce finalmente a trovare un po’ di stabilità e, tra nuovi sponsor del team e conseguenti cambi di nome, riuscirà a capire la sua dimensione e portarsi a casa le prime gioie personali. Alla Garmin rimarrà fino alla fine del 2015 quando, sul viale del tramonto, decide di provare a dare un’ultima, seppur vana, scossa alla sua carriera, aggregandosi alla Trek-Segafredo, con la quale però non riesce mai ad incidere.

LE GIOIE

Come tanti altri corridori provenienti dalla mountain bike, Hesjedal è esploso tardi, raccogliendo i primi risultati importanti alla soglia dei 30 anni. I primi risultati degni di nota arrivano nel 2006 alla Phonak, quando dimostra di possedere delle discrete qualità di scalatore e una buona tenuta nelle cronometro. Conclude quarto il Giro di Catalogna, vinto poi dallo sventurato David Cañada, ma per altri due anni quel risultato per molti resterà solo un fuoco di paglia. L’anno seguente ottiene la sua prima vittoria da pro con la maglia della Health Net, nella cronometro valevole per i campionati nazionali canadesi, nei quali si toglie lo sfizio di battere uno specialista come Svein Tuft. Nel 2008 alla Garmin comincia a farsi vedere nelle prime posizioni con più regolarità, soprattutto nella prima metà di stagione: conclude terzo il GP La Marseillase, dando prova di poter dire la sua anche nelle classiche di un giorno, e ottavo in una Tirreno-Adriatico non particolarmente dura dal punto di vista altimetrico, vinta da Fabian Cancellara su Enrico Gasparotto. A maggio raccoglie la sua prima gioia al Giro d’Italia, trionfando nella cronosquadre inaugurale, che permette al suo compagno Christian Vande Velde di indossare la prima maglia rosa. La stagione successiva fa un ulteriore passo avanti, dando conferma di poter essere uomo pericoloso per le brevi corse a tappe e per le classiche più impegnative. Chiude appena fuori dalla top 10 il Tour Down Under e si piazza nuovamente ottavo nella Corsa dei Due Mari, stavolta con arrivi più impegnativi e vinta da Michele Scarponi. Il finale di 2009 è di assoluto livello: si piazza al quinto posto alla Clasica San Sebastian, riuscendo a fare un buona volata in un gruppo ristretto di 30 corridori, e poi alla Vuelta a España mette in mostra i suoi progressi nelle grandi salite. Trionfa nell’arrivo in cima all’Alto de Velefique, anticipando in una volata a due David Garcia e portandosi così a casa il secondo successo tra i grandi, concludendo inoltre al secondo posto alle spalle di Simon Gerrans una tappa nervosa con arrivo a Murcia.
Il vero salto di qualità arriva però nel 2010, annata in cui riuscirà a fare bene in qualsiasi corsa alla quale prenderà parte, cosa che non sarà più in grado di replicare gli anni seguenti. Comincia piazzandosi al quinto posto in una corsa a lui adatta, in quanto ex biker, come la Strade Bianche, per poi cogliere un ottimo sesto posto al Giro di Catalogna. Si rivela poi come grande sorpresa del Trittico delle Ardenne, raccogliendo un insperato secondo posto in cima al Cauberg all’Amstel Gold Race, dietro ad un imprendibile Philippe Gilbert, un nono posto alla Freccia Vallone e un dodicesimo alla Liegi-Bastogne-Liegi. In preparazione al Tour de France prende il via del Giro di California, durante il quale riesce a portare a casa un successo di tappa a Thousand Oaks, davanti a George Hincapie e Carlos Barredo, e il quinto posto in classifica generale. Alla Grande Boucle la Garmin gli affida i gradi di capitano e il canadese riesce ad andare oltre ogni aspettativa piazzandosi al settimo posto finale (diventato poi quinto con la squalifica di Contador e Menchov), lasciando intendere comunque una certa predisposizione verso le corse di tre settimane. In particolare furono le prestazioni nella tappa della foresta di Arenberg e quella sul Col du Tourmalet, entrambe chiuse al quarto posto, a far risalire la classifica al canadese, che si confermò in quell’anno corridore a tutto tondo. Anche nel finale di stagione Hesjedal non si è risparmiato, concludendo sesto a San Sebastian, e vendendo cara la pelle anche nelle corse di casa, piazzandosi quarto al GP Québec e terzo al GP de Montréal.
Se il 2010 fu l’anno in cui riuscì finalmente a farsi conoscere da tutti, anche se in termini di costanza di risultati e continuità di piazzamenti, fu una stagione che non riuscì più a ripetere. Il 2011, infatti, non è stato all’altezza di quello precedente, seppur qualche buon risultato sia comunque riuscito a raccoglierlo. Termina in top10 il Criterium International, il Giro dei Paesi Baschi e il Giro di California, senza tuttavia dare l’impressione di poter impensierire i primissimi. Al Tour trionfa con i compagni alla cronosquadre e si mette poi a disposizione dei capitani Tom Danielson, ottavo finale, e di Thor Hushovd, con il quale dà vita ad una bella azione nella tappa di Gap, che vide poi trionfare proprio il “vichingo” sul connazionale Boasson Hagen, con il canadese terzo.
Il proprio capolavoro però Hesjedal lo confeziona nel 2012. Al Giro d’Italia si presenta al via dopo una prima parte di stagione non eccelsa, con il nono posto alla Liegi come unico risultato incoraggiante. Per gli addetti ai lavori rappresenta un outsider di seconda fascia, visto che l’unica top10 in un Grande Giro risaliva a due anni prima al Tour. I primi segnali positivi arrivano però già alla cronosquadre, dominata dalla Garmin, che permette a Navardauskas di indossare la maglia rosa e a Hesjedal di insediarsi nelle prime posizioni. Nella frazione di Rocca di Cambio è atteso il primo testa a testa tra gli uomini di classifica, il canadese conclude al quinto posto e vola in maglia rosa. Nella decima tappa con arrivo ad Assisi, tuttavia, una stoccata di Joaquim Rodriguez gli fa perdere qualche secondo di troppo, costringendolo a cedere il simbolo del primato allo spagnolo. Secondo gli esperti è destinato a perdere ulteriori posizioni col passare delle tappe, ma il corridore della Garmin sorprende tutti, attaccando nel finale della tappa sul Cervinia e andando così a riprendersi la maglia rosa. Il giorno seguente paga gli sforzi e perde ben 40” da Rodriguez, che in cima a Pian dei Resinelli gli sfila nuovamente la maglia di leader della generale. La resa dei conti arriva sull’Alpe di Pampeago; tutti si aspettano un definitivo crollo del canadese, che invece sovverte ancora una volta i pronostici staccando tutti, Purito compreso, prendendosi il secondo posto di tappa e avvicinandosi pericolosamente alla maglia rosa. Con la cronometro di Milano nettamente a suo favore, nella tappa dello Stelvio deve solo limitare i danni, cosa che gli riesce egregiamente grazie al grande supporto dei suoi compagni, perdendo alla fine solo una manciata di secondi dall’iberico. A Milano dà tutto sé stesso e riesce a recuperare 47” a Rodriguez, ribaltando la classifica e conquistando il Trofeo senza fine, impresa mai riuscita ad un canadese e che di conseguenza lo iscrive di diritto nella storia del ciclismo. Quello stesso anno conclude al sesto posto Il Lombardia, vinto proprio dal rivale Rodriguez.
Nel 2013 non riesce a difendere la maglia rosa, dovendo abbandonare la corsa a causa di alcuni problemi di salute, mentre nel 2014 tra alti e bassi riesce a concluderla al nono posto. A settembre riesce poi a conquistare la vittoria, che poi si rivelerà essere l’ultima in carriera, nella durissima tappa de La Camperona alla Vuelta a España, al termine di una lunga fuga che lo vide fare una bella rimonta su Zaugg ed Erviti. Al Giro d’Italia 2015, invece, si rivede parzialmente il corridore che riuscì a conquistare la corsa tre anni prima, ma una prima settimana disastrosa gli compromette le possibilità di podio. Conclude al quinto posto finale, correndo in modo aggressivo e rendendosi protagonista di alcune belle azioni, come quella in compagnia di Contador nella tappa di Verbania, e quelle nelle tappe di Cervinia e Sestriere, entrambe chiuse al secondo posto alle spalle di Fabio Aru.

I DOLORI

Passato professionista in un periodo non troppo felice per il ciclismo, Hesjedal ha fatto fatica ad ambientarsi tra i grandi, tanto che il salto di qualità lo ha fatto solo alla soglia dei 30 anni. Nel 2013, inoltre, tirato in ballo dalla biografia di Michael Rasmussen, ha ammesso di aver fatto uso di sostanze dopanti dieci anni prima, quando ancora era un dilettante e principalmente correva in mountain bike: “Ho amato e amo questo sport, ma più di dieci anni fa ho scelto la strada sbagliata”, aveva spiegato. La notizia fece infuriare i canadesi, che lo avevano ormai assunto come nuovo idolo dopo la vittoria al Giro, ma le richieste di squalifica non furono accolte a causa dei regolamenti della WADA: “Purtroppo non può essere squalificato – ammise l’agenzia antidoping canadese – C’è la prescrizione di 8 anni per il codice mondiale Wada e i fatti sono del 2003. Però Hesjedal è uno degli atleti di punta della nazione, un esempio, e il suo comportamento ha penalizzato molti atleti canadesi puliti”.
Dal punto di vista sportivo le delusioni sono arrivate soprattutto a causa di infortuni e problemi di salute. Nel 2012, galvanizzato dal trionfo alla Corsa Rosa, si presenta al Tour de France con l’obiettivo di fare classifica ma, dopo un buon inizio, è costretto a lasciare la corsa a causa di una rovinosa caduta nella frazione di Metz. L’anno dopo, si presenta al via del Giro debilitato, probabilmente a causa del troppo peso perso nella preparazione, ed è costretto a scendere dalla bici dopo appena 13 tappe, lasciando il trono vacante. Soprattutto negli ultimi anni di carriera ha deciso di concentrare i suoi sforzi e il picco di forma in unico appuntamento, quasi sempre il Giro, ma nel caso di fallimento, come nel 2013, tutta la stagione chiaramente volgeva in negativo. La stessa cosa è successa in questo suo ultimo anno, che si è rivelato essere uno dei peggiori della sua carriera in termini di risultati. Concentratosi sull’obiettivo maglia rosa, ha lasciato la corsa dopo 14 tappe a causa di una forte faringite, non riuscendo poi nel resto della stagione a risollevarsi e a reagire, terminando con un quarto posto la crono del Tour of Alberta, miglior piazzamento stagionale.

PALMARES

2007 (Health Net presented by Maxxis, una vittoria)
Campionati canadesi, Prova a cronometro
2009 (Garmin-Slipstream, una vittoria)
12ª tappa Vuelta a España (Almería > Alto de Velefique)
2010 (Team Garmin-Transitions, una vittoria)
8ª tappa Tour of California (Thousand Oaks)
2012 (Team Garmin-Barracuda, una vittoria)
Classifica generale Giro d’Italia
2014 (Garmin-Sharp, una vittoria)
14ª tappa Vuelta a España (Santander > La Camperona (Valle de Sabero))

Rispondi

Pulsante per tornare all'inizio