Saluti a Bradley Wiggins… il trasformista delle due ruote

“Chi partecipa vuole sempre vincere e chi vive con stile non può perdere”. Questa strofa di “Pedalando Elegante” della band torinese Statuto rende omaggio a Bradley Wiggins,  uno dei ciclisti più rappresentativi degli ultimi anni, capace di distinguersi non solo per i suoi successi tra strada e pista ma anche per l’essere stato un’icona di stile,  diventando così un punto di riferimento anche per il mondo della pubblicità e dello spettacolo. Il carattere sbarazzino e la battuta sempre pronta, i “basettoni” curati stile Anni ’70 o anche l’amicizia con rockstar come i fratelli Gallagher degli Oasis,  hanno reso Wiggins (suo malgrado, ndr) non solo un semplice sportivo ma anche un vero e proprio uomo da prima copertina: tutto questo non va comunque ad offuscare il suo essere stato in primis un grande campione, versatile e trasformista, come da tanti anni non si vedevano nel ciclismo.  Nato nel 1980 a Gand nel Belgio terra sacra delle due ruote, Bradley non poteva che diventare un ciclista: per lui parla la tradizione familiare, essendo figlio d’arte, giacché il padre Gary, morto prematuramente nel 2008, era stato un pistard di nazionalità australiana tra gli anni ’70 e ‘80.
Wiggins comincia a correre su pista appena dodicenne, facendosi notare non ancora ventenne per le vittorie su pista, come nel 1999 con la sua vittoria nei Campionati Nazionali della Gran Bretagna nel Madison con Robert Hayles e nel 2001 nei Campionati Europei nell’inseguimento individuale categoria under 23, ma soprattutto per la medaglia di bronzo a Sidney 2000 nella prova ad inseguimento a squadre. Il passaggio alla strada giunge nel 2001 con la formazione britannica Linda McCartney Racing Team,  in una brevissima esperienza sportiva, dal momento che la squadra chiuse i battenti nello stesso anno, senza dargli  possibilità di correre granché. Nel 2002 il suo passaggio al di là della Manica con la Française des Jeux per la quale milita per due stagioni, prima di passare un biennio alla Crédit Agricole, con cui prende parte nel 2005 al suo secondo Giro d’Italia (il primo fu da lui disputato nel 2003) che conclude in centoventitreesima posizione. Sempre nel 2005 arriva il suo primo successo da professionista su strada, vincendo la prova a cronometro del Circuit de Lorraine Professionnels. Nel 2006 il passaggio alla Cofidis, con cui disputa due stagioni ed ottiene due vittorie nel 2007: la prima nel prologo del Giro del Delfinato e la seconda nella cronometro della 4 Giorni di Dunquerke. Nel 2008 passa alla High Road (poi Team Columbia nella stessa stagione) e nel 2009  al Team Garmin-Slipstream con cui realizza il suo primo capolavoro in un Grande Giro, chiudendo al quarto posto il Tour, poi divenuto terzo per via della damnatio memoriae di Lance Armstrong. Dal 2010 al 2015 un nuovo cambio di casacca con il passaggio al Team Sky, punto di approdo fondamentale nella carriera di Wiggins per un’ennesima trasformazione, questa volta per diventare un possibile vincitore di corse a tappe di tre settimane. Dopo sei anni di successi in casa Sky, Wiggins nella primavera del 2015 muta ancora obiettivi, spostandosi nuovamente sulla pista in vista di Rio 2016 e concentrandosi sul record dell’ora, senza però abbandonare il ciclismo su strada, tuttavia con un impegno assai ridimensionato. In questo frangente della sua carriera Wiggo dà vita ad una sua nuova idea sportiva, creando il Team Wiggins, formazione Continental con cui lui stesso avrebbe corso e soprattutto per dare spazio ai più promettenti giovani britannici. Con la sua omonima squadra, Wiggins corre su strada per circa un anno e mezzo, senza però raccogliere risultati rilevanti; di questa esperienza si ricordano soprattutto i bagni di folla in cui è stato protagonista specie nelle gare disputate nel Regno Unito. Proprio in una di queste, nello scorso Tour of Britain, Wiggings ha suscitato ilarità tra il pubblico nella seconda tappa sull’arcigna salita di The Struggle, dove il vincitore del Tour 2012 si è messo a correre in salita con la propria bici, scimmiottando l’ex compagno di squadra Froome che in una tappa dell’ultima Grande Boucle era dovuto scendere dalla bici e proseguire a piedi per alcuni metri lungo il Mont Ventoux.

Le Gioie

Un Tour de France, 5 ori olimpici, 7 mondiali su pista e uno su strada: è questo il palmares della carriera di Bradley Wiggins. Partiamo quindi dalla Grande Boucle 2012, unica affermazione in carriera del corridore britannico in un Grande Giro. Nell’edizione numero 99 del Tour, Wiggins realizza il suo successo più importante nelle competizioni su strada: per compiere questo miracolo sportivo, il campione britannico fu intelligente a sfruttare le due lunghe cronometro di Besancon e di Chartres previste dal percorso, che gli permisero di solcare nette differenze dagli inseguitori. L’unico che avrebbe potuto metterlo in difficoltà era tra l’altro il compagno di squadra Chris Froome, che per ordini  di scuderia e con “infastidita” professionalità finì per  scortare il capitano nelle tappe più impegnative, mettendolo al riparo dagli attacchi di uno scatenato Vincenzo Nibali, in un Tour già privo per differenti ragioni dei principali outsider Alberto Contador e Andy Schleck.  Questo successo, insieme alla medaglia di Londra 2012, valsero a Wiggins il titolo di Baronetto, in virtù dei servigi allo sport resi alla Gran Bretagna. Per quanto concerne la sua carriera su strada, i migliori anni di Wiggins sono quelli passati al Team Sky e più precisamente, quelli precedono la sua vittoria al Tour. Già nel 2010 manifesta il suo feeling con le corse a tappe, vincendo il prologo e vestendo la maglia rosa al Giro, oltre ad affermarsi come campione nazionale a cronometro; l’anno dopo vince la classifica generale del Giro del Delfinato, diventa campione nazionale su strada e conclude terzo nella Vuelta. Il 2012, certamente l’anno migliore: oltre alla vittoria del Tour, bissa il successo al Delfinato, conquista la Parigi-Nizza e il Giro di Romandia. Gli anni successivi su strada sono meno ricchi di successi dei precedenti ma comunque di rilievo: nel 2013 vince la generale del Tour of Britain e conclude secondo nella cronometro dei Campionati Mondiali di Firenze, mentre nel 2014 conquista il Tour of California, ridiventa campione nazionale britannico a cronometro e si afferma come campione del mondo nella cronometro di Ponferrada 2014. Nel 2015, sempre in maglia nerazzurra, l’ultimo successo su strada nella cronometro della Driedaagse De Panne-Koksijde, davanti a Stephen Küng  ed Alexander Kristoff.
Il primo oro olimpico arriva nel 2004  nelle Olimpiadi di Atene, nella disciplina dell’inseguimento individuale, specialità di cui bisserà il successo a Pechino 2008, dove conquisterà anche l’oro nell’inseguimento a squadre in compagnia di Edward Clancy, Paul Manning e Geraint Thomas. A Londra 2012, pochi mesi dopo il successo sulle strade francesi, giunge la vittoria nella prova su strada a cronometro, mentre a Rio 2016 Wiggins conquista l’oro nell’inseguimento a squadre in compagnia di Edward Clancy, Steven Burke e Owain Doull. Per quanto riguarda le competizioni iridate su pista, sono stati ben sette gli ori: la prima affermazione arriva nel 2003 nell’inseguimento individuale a Stoccarda, seguita da quella individuale e a squadre nel 2007 a Palma di Maiorca. Ancora due ori nelle due stesse discipline a Manchester 2008, cui si aggiunge quello nell’Americana. L’ultimo oro su pista è freschissimo, ed è stato conquistato nel marzo 2016 nel Madison insieme a Mark Cavendish nel VeloPark di Londra. Altra affermazione iridata è la succitata vittoria nei Campionati Mondiali su strada a cronometro di Ponferrada 2014 davanti a Tony Martin e Tom Dumoulin, ottenendo un risultato che gli permise tra l’altro di mettersi alle spalle le polemiche e la delusione di non aver potuto correre il Tour e la Vuelta, vista la presenza “ingombrante” di Froome.
Nel palmeres di Wiggins spicca anche il Record dell’ora ottenuto sui 54,526 km percorsi nel velodromo olimpico di Londra nel 2015.

I Dolori

Sono gli anni successivi alla vittoria al Tour 2012 quelli più difficili per Wiggins, perlomeno per quanto concerne il suo rapporto con il team Sky e specie con il suo ex gregario ed “erede” Chris Froome. Dal successo sui Campi Elisi la carriera di Sir Bradley visse grossi cambiamenti, con il passaggio degli obiettivi stagionali sulle Classiche e sul ritorno alla competitività su pista.  Non solo questo, si può dire che proprio quella sua vittoria in Francia permise alla direzione della Sky di sdoganare il fenomeno Froome, realizzato ormai il miracolo Wiggins. I rapporti tra Wiggo e Froomy non possono certo considerarsi idilliaci: è proprio nel Tour 2012 che cominciano i primi dissidi. Tutti ricordano quando nell’undicesima tappa di quella Grande Boucle a Les Sybelles, Froome scattò per provare a raggiungere Rolland staccando il capitano: gli ordini di scuderia imposero al Kenyano Bianco di rallentare e scortare Wiggins fino al traguardo. Lì ebbe inizio lo scontro con Wiggins, confermato tra l’altro nella autobiografia pubblicata da Froome nel 2014, dove accusò Wiggins di essere stato irrispettoso coi suoi compagni durante quel Tour, di non averlo invitato alla festa per la vittoria di fine corsa e di non aver nemmeno condiviso il bonus-premio con lui.  Dopo quel Tour in effetti le strade dei due britannici si dividono, e diventano davvero rare le occasioni in cui i due hanno disputato corse insieme. Sembra quasi che giocoforza, vista l’ingombrante presenza di Froome, Wiggins abbia dovuto abbandonare le sue velleità per lasciare spazio al suo più giovane compagno di squadra, con il dubbio che tuttora permane, se la scelta sia stata imposta o sia stata da lui condivisa. Come inteso, si può dire che già dal 2013 si attesta una minor presenza di Wiggins nelle prove su strada e in particolar nei GT. Grande obiettivo del 2013 è però il Giro d’Italia. Alla Corsa Rosa il Baronetto giunge con tutti i favori del pronostico, ma tuttavia si trova costretto a fare i conti sin dalle prime frazioni con le insidie del Giro. Dopo la vittoria nella cronosquadre di Ischia della Sky con la conquista della maglia rosa di Salvatore Puccio, per Wiggins cominciano i disagi tra forature, cadute e problemi di salute, che mestamente abbandona la carovana rosa al termine della dodicesima tappa.
Uno dei rammarichi della carriera di Wiggins può considerarsi la mancata conquista di una Classica Monumento, in particolar modo la Parigi-Roubaix, probabilmente la gara di un giorno che più si addiceva alle sue caratteristiche e che certamente ha amato di più. Suo miglior risultato nell’Inferno del Nord rimane il nono posto del 2014; nel 2015 proprio la Roubaix è stata l’ ultima  passerella  in maglia Team Sky. Purtroppo la prova di Wiggo si rivelò coraggiosa ma non ineccepibile, tanto da concludere in diciottesima posizione. Non tutte le favole hanno lieto fine, ma non è certo questo mancato risultato a rendere meno prestigiosa la carriera di Wiggins.

Palmares

2000
3° inseguimento a squadre Giochi Olimpici 2000

2004 (Crédit Agricole)
1° individual pursuit Giochi Olimpici 2004
2° inseguimento a squadre Giochi Olimpici 2004
3° madison Giochi Olimpici 2004

2008 (Team Columbia)
1° individual pursuit Giochi Olimpici 2008
1° inseguimento a squadre Giochi Olimpici 2008

2009 (Garmin – Slipstream)
1° Herald Sun Tour
3° Tour de France
Campionato Nazionale a cronometro

2010 (Sky)
Campionato Nazionale a cronometro

2011 (Sky)
1° Giro del Delfinato
3° Vuelta a España
1° Campionato Nazionale in linea
2° UCI Campionati del Mondo a cronometro

2012 (Sky)
1° Parigi-Nizza
1° Giro di Romandia
1° Giro del Delfinato
1° Tour de France
Cronometro individuale Giochi Olimpici

2013 (Sky)
1° Tour of Britain
2° UCI Campionati del Mondo a cronometro

2014 (Sky)
1° Tour of California
UCI Campionati del Mondo a cronometro
Campionato Nazionale a cronometro

2016 (Sky)
1° inseguimento a squadre Giochi Olimpici 2008

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