I Volti Nuovi del Gruppo, Matteo Spreafico: “Voglio fare più esperienza possibile”

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei neoprofessionisti italiani con la rubrica I Volti Nuovi del Gruppo. Questa sera abbiamo con noi Matteo Spreafico, che ha compiuto il salto fra i professionisti con la maglia della Androni – Sidermec. Nato a Lecco il 15 febbraio 1993 è reduce da due esperienze nella categoria Continental dopo aver indossato la maglia del Team Idea e quella della squadra ucraina Kolss BDC Team.

Prima stagione nelle Professional, come ti senti?
Ho già avuto esperienze da professionista. Quest’anno naturalmente l’impegno cambia, bisognerà dare il 100%. Vorrei fare più esperienza possibile, dare una mano ai capitani e se possibile mostrare il mio valore. 

Ti sei posto qualche obiettivo per il 2017?
Ci sono tante belle gare. Se dovessi sceglierne una, mi piacerebbe fare la Strade Bianche per provarla e, se ci invitano, il Lombardia vicino casa mia. 

Come ti stai trovando in squadra?
Ho trovato un ambiente giovane, con molti atleti della mia età. C’è anche un gruppo con maggiore esperienza e penso che insieme possiamo far bene integrandoci bene. 

Lo scorso anno hai corso in Ucraina con la Kolss, che esperienza è stata?
Mi è servita molto, sono cresciuto a livello mentale. A differenza da noi italiani, che ci facciamo tanti problemi anche dove non ce ne sono, lì ho imparato ad andare avanti nelle difficoltà che si ponevano. Uno stile di vita e una mentalità diversa, mi sono trovato molto bene. C’era poi in squadra una componente italiana che mi ha aiutato molto. Ho corso in un ciclismo diverso.

Come lo hai visto il ciclismo in quelle zone?
Il ciclismo in quelle zone è vissuto come una opportunità nel senso che per loro rappresenta tutto mentre per noi è vista come una partentesi. Per questo cercano di sfruttarla al massimo, ogni gara si corre come fosse un mondiale.

Come ti sei avvicinato al ciclismo?
Inizialmente giocavo a calcio, poi ho avuto un problema al ginocchio e mi hanno consigliato il ciclismo. Ho iniziato da allievo secondo anno in Mountain Bike, poi sono passato su strada ed è stato tutto un susseguirsi. Anno dopo anno lo sport mi ha coinvolto sempre di più fino a che ho mollato il calcio. Anche mio padre è stato un professionista, ma non mi ha mai spinto a farlo, è stato una casualità.

Quando pensi di aver compiuto lo scatto mentale per poter avvicinarti al professionismo?
Al secondo anno dilettante anno ho capito che se volevo fare veramente questo lavoro dovevo dare tutto cambiare stile di vita.

Come ti definiresti come corridore?
Corridore testardo, determinato, che non molla mai e cerca sempre di superarsi. Cerco sempre di fare qualcosa in più, anche se a volte è controproducente.

A livello di caratteristiche?
Prevalentemente sono un passista scalatore, l’anno scorso ho fatto anche un paio di cronometro non sono andato male, penso che posso migliorare senza tralasciare la salita.

Corsa dei tuoi sogni?
Mi piacerebbe partecipare al Tour de France, ma vorrei vincere il Lombardia, a pochi chilometri da casa

C’è un corridore al quale ti ispiri?
Stimo molto Contador perché lo ritengo un grande professionista, così come Cancellara. Fanno il loro lavoro dedicandosi anima e corpo e non lasciano niente al caso. Cerco di ispirarmi a loro. 

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