I Volti Nuovi del Gruppo, Massimo Rosa: “Non sono un corridore attendista, ma uno a cui piace attaccare e prendere aria in faccia”

Primo appuntamento stagionale con la rubrica I Volti Nuovi del Gruppo. Inizia oggi il nostro viaggio alla scoperta dei neoprofessionisti italiani. Questa sera facciamo la conoscenza di Massimo Rosa, fratello del corridore della Sky Diego Rosa, che è passato professionista con la Wilier – Selle Italia. Proprio con la formazione Professional il corridore nato il 9 dicembre del 1992 ha fatto il suo esordio la scorsa settimana alla Tropicale Amissa Bongo dopo aver corso l’anno scorso fra gli Under23 con la maglia della Hopplà Petroli Firenze, sfiorando il successo di tappa sia al Giro d’Italia Under23 che al Giro della Valle d’Aosta.

Come ti sei avvicinato al mondo del ciclismo?
La passione è iniziata un po’ per caso. Ho iniziato più o meno insieme a mio fratello. Non ero fortissimo a calcio e mi sono quindi spostato sul ciclismo. Diego lo praticava già e visto che mi divertivo ho continuato. Anche io ho iniziato con la mountain bike e sono andato avanti su quella strada fino agli juniores. Poi ho preso la decisione di passare su strada da dilettante.

Per chi non ti conosce che tipo di corridore sei?
Sono molto simile a mio fratello. Sono un corridore a cui piace attaccare, prendere aria in faccia. Sono un corridore che magari delle volte spreca troppo, ma vuole sempre provarci. Non sono un corridore attendista, ma uno che si butta senza pensare troppo ai tatticismi. Sicuramente me la cavo di più in salita che in volata.

Essere il fratello di un corridore come Diego Rosa ti ha chiuso delle porte oppure ti ha aiutato in alcuni casi?
A livello Juniores mi ha penalizzato un po’ a livello di testa soprattutto. Pensavo spesso al fatto che ero il fratello di Diego, ma adesso questo è diventato un mio punto di forza. Ora quando mi paragonano a lui ci rido e ci scherzo su questo fatto. Lui mi aiuta tantissimo su tanti aspetti, ci confrontiamo e mi aiuta molto a crescere. Non mi può pesare ciò, se lui va forte e vince mentre io magari non valgo non posso farci nulla, tanto di cappello a lui. È sempre mio fratello e gli voglio un bene dell’anima.

Vi allenate ancora insieme?
Ora è più difficile rispetto a prima, ma quando è possibile ci alleniamo spesso insieme. Soprattutto nel periodo invernale abbiamo fatto dei bei blocchi di lavoro soprattutto su strada. Ogni tanto anche in mountain bike, ma il nostro problema è che siamo due persone molto competitive e ci uccidiamo quando ci alleniamo insieme (ride ndr).

L’anno scorso hai centrato due secondi posti importanti sia in una tappa del Giro d’Italia Under23 che al Giro della Valle d’Aosta. Hai qualche rimpianto per uno dei due risultati?
Il rimpianto più grosso è sicuramente legato al Giro d’Italia. Quel giorno pensavo proprio di avercela fatta, ma purtroppo negli ultimi metri mi sono mancate un po’ le gambe e anche la testa. Quel giorno sono andato veramente vicino alla vittoria e sarebbe stato un sogno per un corridore italiano, visto che da diversi anni non si organizzava la corsa in questo modo con questa visibilità. Alla fine è arrivato un secondo posto e va bene così, l’importante è il risultato finale, sono riuscito a passare professionista nonostante non sia arrivato quel successo.

Te l’anno scorso hai corso in alcune occasioni con la nazionale fra i professionisti. Cosa ti spaventa soprattutto del passaggio di categoria?
Un po’ di esperienza fra i professionisti l’ho fatta l’anno scorso. So cosa vuol dire più o meno correre con i professionisti e non sarà tutto nuovo, anche se un conto è correre con la nazionale ed una cosa è correre con una squadra. Quinti alla fine non ho idea di cosa mi aspetterà.

Cosa ti aspetti da questo tuo primo anno fra i professionisti?
Voglio accumulare più esperienza possibile. Credo sia improponibile pensare ai risultati già quest’anno perché bisogna essere realisti ed i professionisti vanno veramente ad un livello troppo forte rispetto a noi neoprofessionisti. Voglio però fare un bel calendario ed accumulare tanta esperienza pensando al futuro.

Hai una corsa che sogni di vincere un giorno?
Da piemontese dico la Milano – Torino. Ripetere quello che ha fatto Diego nel 2015 sarebbe veramente un sogno.

Avevi un idolo da piccolo?
A me è sempre piaciuto Andy Schleck. Mi è dispiaciuto molto quando si è ritirato, era veramente uno dei miei corridori preferiti.

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