Manzana Postobón, una seconda carriera per Duarte: “Le opportunità sono poche e devono essere colte”

Il 2018 rappresenterà una grande occasione di rilancio per Fabio Duarte. Il 31enne colombiano è stato ingaggiato dalla Manzana Postobón quando non pensava più di poter rientrare nel circuito Professional dopo due anni alla EPM. Grande promessa  del ciclismo mondiale dopo aver conquistato nel 2008 la prova in linea under23 ai campionati del mondo di Varese, dopo un primo tentativo in europa alla corte di Gianni Savio. Il ritorno in Europa avvenne nel 2011, con la Geox-TMC, con la quale ottiene piazzamenti interessanti, ma senza riuscire a spiccare il volo. Vano anche il tentativo con Claudio Corti, con il quale poteva essere il leader del Team Colombia. Con la chiusura della squadra nel 2015 resta a piedi e torna in patria.

Non mi facevo più illusioni di tornarci, quando il tempo passa e nessuna porta si apre – confessa in un’intervista rilascia a El Colombiano –  Ero in Colombia da due anni, quindi stava diventando difficile avere di nuovo un’altra opportunità“. Questi due anni sono stati importanti per “far fruttare” tutto quello che aveva imparato in Europa e per capire che “le opportunità sono poche e devono essere colte“.

Ora, far parte della squadra diretta da Luis Fernando Saldarriaga è un “grande orgoglio” e prova “felicità e gratitudine per fare parte di questa squadra”, nella quale ha già militato dal 2008 al 2010 come Colombia es Pasión e Café de Colombia: “È un piacere tornare, per di più accanto al maestro Saldarriaga, che ha sempre creduto in me”.

L’impatto con la nuova squadra è stato molto positivo: “Non avevo mai fatto una preparazione di questo genere, con così tanta tecnologia, misuratori di potenza… molti strumenti per migliorare. Mi sento a mio agio, con grande entusiasmo”. A questo punto non vede l’ora di tornare a correre in Europa, dove gli è mancato qualcosa raggiungere la giusta continuità: “Dovevo chiedere di più a me stesso, rendere le difficoltà un punto di forza”.

L’impatto con l’Europa è stato difficile soprattutto all’inizio, quando nel 2007 approdò alla Selle Italia: “Ero molto giovane, avevo 18 anni – racconta – quando mi sono unito alla Selle Italia. Lì erano molto professionali, ma per me è stato difficile adattarmi. Sono stato lontano dalla famiglia per un anno, da solo, senza parlare la lingua, senza sapere come cucinare, costumi diversi, il freddo mi ha condizionato molto. Tutto questo era la parte più difficile“. Queste difficoltà gli hanno però insegnato “a reagire, lavorare di più e a migliorare le cose”, quindi oggi si sente “più calmo, più maturo e con obiettivi più mirati”.

Tornare a competere nelle corse più importanti a livello internazionale gli permetterà di dimostrare di essere finalmente riuscito a convertire il suo potenziale in reali capacità, quelle che tutti si aspettavano potesse raggiungere dopo aver conquistato il mondiale U23: “Mi sono sempre ritenuto un buon ciclista. Quello che voglio è correre con questo gruppo talentuoso della Manzana. Mi sento molto felice ed emozionato. Voglio anche trasmettere ai miei colleghi tutto quello che ho imparato in Europa”.

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