Federciclismo, spunta un clamoroso buco di 2,7 milioni – Di Rocco: “Non taglieremo i fondi”

Federciclismo in rosso. Conti decisamente negativi per il massimo organismo nazionale, con il Coni che ha chiesto a Renato Di Rocco di intervenire in maniera ferma e rapida per sanare la situazione. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, un buco di 2,7 milioni di euro è improvvisamente comparso nel mese di agosto, mandando potenzialmente in crisi l’intero movimento, a partire dalla pista, considerando che si tratta di un quinto del budget totale. Una situazione improvvisa, che mette in serio pericolo l’attività in questo momento più prolifica azzurra, soprattutto in vista del progetto olimpico verso Tokyo 2020.

Non fermeremo l’attività olimpica, non taglieremo i fondi ai ragazzi della pista e ai loro sogni di medaglia a Tokyo – prova a rassicurare il presidente della FCI – Troveremo i soldi altrove“. Ma intanto il CONI ha intimato di “usare finalmente le maniere forti e adottare azioni concrete perché la situazione finanziaria del ciclismo è la più critica del sistema sportivo con quella dell’equitazione”.

Come è potuto succedere? Di Rocco spiega che “la società di certificazione ha spostato delle partite finanziarie pretendendone l’immediato risanamento”, ma a questo punto è necessario il sostegno del Coni stesso, altrimenti uscirne sarà ben dura. “Per il codice civile potremmo agire diversamente, ma il Coni non sente ragioni – aggiunge il dirigente abruzzese – Attueremo un piano industriale di risanamento, ma dovranno darci una mano: l’hanno fatto con altre federazioni”.

Prime mosse in programma sono l’aumento delle quote associative e delle tasse gara, secondo quanto riporta il Corsera, oltre al già citato ribasso dei programmi agonistici, che soprattutto nel settore pista, dove si corre in tutto il mondo, sono molto alti. Si comincia comunque con il tesseramento, che viene segnalato come addirittura raddoppiato per cercare di colmare questo clamoroso dissesto, dovuto anche ad un organico enorme, composto da “82 dipendenti a tempo indeterminato, di cui 25 nelle sedi regionali in parte inattive”, riporta Marco Bonarrigo nel suo articolo.

A pesare inoltre anche la quasi totale assenza di sponsor (neanche 100 mila euro per l’anno ormai in conclusione) e ancora il Mondiale di Firenze 2013, per il quale la Federciclismo si assunse l’onore, ma anche l’onere, di gestione e titolarità. Di Rocco nega che ci siano ancora debiti al riguardo con “il liquidatore che ha chiuso con i creditori al 60%”, ma ovviamente nel rosso del bilancio resta il peso di un’esperienza che ha avuto qualche lato non proprio fortunato nella sua gestione.

E in questo contesto come si inseriscono le recenti vicissitudini di Vicenza 2020? Di ieri la notizia del rinvio dell’ufficializzazione dell’assegnazione da parte dell’UCI della rassegna iridata. Si parlava soprattutto di questioni politiche, ma potrebbe anche qui esserci qualche problema economico non del tutto risolto? “Problemi politici perché la candidatura veneta, al contrario di quella toscana, nasce da tre soggetti privati che agiscono per loro conto – precisa Di Rocco – L’onere di trovare i fondi per organizzare è loro, non certo nostro. Che anche il governo sia freddo nei loro confronti non mi sorprende: il Veneto fa scelte politiche autonomiste, cercare denaro a livello centrale è un controsenso”.

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