Ciclismo, Contador contro i misuratori di potenza: “Li toglierei in corsa. I corridori non attaccano vedendo i watt”

Il ciclismo è cambiato notevolmente negli ultimi anni. Dal cambio nelle stretture delle squadre al ruolo fondamentale dei misuratori di potenza, sono tanti gli aspetti cambiati rispetto al passato. L’ormai ex corridore Alberto Contador in una lunga intervista a Marca ha analizzato proprio le differenze fra quando ha esordito ad oggi: “Il ciclismo di oggi è più commerciale, con più pressione sulle squadre. Prima le squadre erano formate da una famiglia che possedeva una azienda e a cui piaceva il ciclismo. Ora i budget vengono stabiliti. Il 90% degli sponsor sono delle multinazionali ed ora le squadre possono avere corridori di 15 nazionalità diverse nella squadra. È un ciclismo globale“.

“I soldi però sono fondamentali – aggiunge lo spagnolo – Se non si investe non ci sono squadre. È bello che sia uno sport più globale, ma perde un po’ quel fascino che aveva. C’è maggiore pressione”.

Per il corridore di Pinto un aspetto molto importante sarebbe quello di togliere i misuratori di potenza: “Per me la radio non bisogna toglierla. Toglie in maniera minore l’intuizione rispetto al misuratore di potenza, che toglierei in corsa. Se tu sei in salita e sai che non puoi andare a più di 400 watt e che quelli della Sky tirano il gruppo a quella potenza, non hai il coraggio di attaccare sapendo che rischiando in due chilometri potresti saltare. Se non vedi i watt invece le tue sensazioni possono portarti ad attaccare. I corridori si bloccano se analizzano i watt, soprattutto in pendenze fra il 6% o il 7%”.

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